venerdì 6 ottobre 2017

Ad ognuno la giusta dose di PROTENE nella giornata

Le proteine  rappresentano una componente essenziale per la salute, che non può davvero mancare nella nostra alimentazione. 
Spesso, per seguire una moda o una corrente, o semplicemente per mancanza di tempo nel cucinare, si finisce col trascurare l’assunzione di carne e di pesce: principali fonti di proteine animali assieme a formaggi e uova; molti non sanno poi che i legumi rappresentano una validissima fonte proteica che può essere utilizzata in alternativa a quella animale al fine di garantire alla dieta quotidiana la completezza di cui necessita. 

Perché le proteine sono importanti per la salute?


Le proteine vengono definite i “mattoni” dell'organismo per la funzione strutturale a cui assolvono. A livello cellulare vanno a costituire il citoscheletro cellulare (vera e propria impalcatura di sostegno) di muscoli, ossa, unghie, pelle e capelli. 

Importanti per il sistema immunitario e con un ruolo da protagonista nelle produzioni ormonali, le proteine rappresentano un valore nutrizionale di cui non si può proprio fare a meno!
Nel caso di carenze nutritive, esse sono le prime a essere sacrificate per la produzione di energia, attraverso il processo del catabolismo muscolare; in questi casi, in particolare, il catabolismo agisce sul tono muscolare provocando una perdita di massa magra, con un evidente svantaggio sul piano della forma fisica.

I miti da sfatare sulle proteine


Come per ogni cosa, anche in campo alimentare, gli eccessi sono sconsigliabili; nel caso delle proteine l'abuso potrebbe risultare addirittura nocivo in alcuni soggetti. L'importante è seguire una dieta bilanciata che contempli il giusto apporto di ogni macro nutriente; la presenza di proteine all'interno della dieta aiuta a mantenere costanti i livelli di insulina, aumenta il metabolismo basale, e stimola la lipolisi, inoltre inibisce il senso di fame grazie al rilascio a livello duodenale della colecistochinina molecola responsabile di regolare il senso di sazietà.

Sono molteplici i miti da sfatare legati al consumo delle proteine: se da una parte un elevato consumo di proteine determina una riduzione della calcificazione ossea, è anche vero che una corretta assunzione di proteine negli anziani previene la sarcopenia, ovvero la perdita di muscolo, la riduzione della massa muscolare e della forza che danneggiando il controllo glicemico, la mobilità e l’autonomia. Inoltre né è vero che per gli sportivi sia sufficiente lo stesso quantitativo proteico dei soggetti sedentari, gli sportivi infatti necessitano di un maggiore apporto proteico, al fine di garantire la crescita della massa muscolare.
E' ormai unanime fra gli esperti il parere secondo cui aumentare l’assunzione di proteine di 1,2-1,6 grammi per Kg di peso corporeo al giorno rispetto alla dose raccomandata, non provochi effetti negativi per la salute di reni e ossa.
Ricordate, infine, che non tutte le proteine sono uguali: le proteine vegetali differiscono da quelle animali sotto molteplici aspetti:
Le proteine animali sono considerate complete in quanto apportano, a differenza di quelle vegetali, tutti gli amminoacidi essenziali, Quando si assumono proteine da fonti vegetali è importante associare le stesse ai cereali in modo da completare il pool aminoacidico.
Le proteine vegetali risultano inoltre meno digeribili di quelle animali a causa di un basso coefficiente di digeribilità (indica la percentuale effettivamente assorbita).
nfine gli alimenti di origine vegetale apportano un contenuto in ferro e più basso rispetto agli alimenti animali e non rappresentano una fonte di vit B12 . Nel caso di un regime vegetariano o vegano è per tanto importante procedere ad una valida supplementazione di queste sostanze.



Quali alimenti sono ricchi di proteine?


Le proteine, notoriamente, sono di due tipi: vegetali e animali, entrambe indispensabili per il nostro organismo.
Le proteine vegetali si trovano sia nella frutta secca (mandorle, pinoli e noci), sia nei legumi (fave, fagioli, lenticchie, piselli), che in alcuni cereali (quinoa, crusca, farro e miglio), ma anche nel cacao amaro e nel tè, nella soia, nei lupini e nei peperoni.
Per le proteine animali sono presenti oltre che in carne e pesce, anchein uova, latte e prodotti caseari.
A volte, però, l’alimentazione non basta: in casi di carenza proteica, è opportuno (e doveroso) supplire a tale mancanza con integratori dedicati, che ripristinino il livello proteico velocemente, per permetterci di tornare presto in piena forma e con energia, così da affrontare al meglio le nostre giornate.
È importante sapere, però, che l’apporto proteico non funziona esattamente come il principio della “mela al giorno”: ciascuno di noi necessita di una quantità di proteine specifica, in linea con il proprio peso e con il proprio stile di vita.
L’apporto proteico giornaliero sarà quindi più basso per un individuo sedentario, rispetto a uno sportivo. Dunque, come regolarsi?

La corretta dose di proteine da assumere

La FAO (Food and Agriculture Organization) ha stilato una pratica lista dei grammi di proteine da assumere, consigliate in base al proprio stile di vita.

Seguendo questo semplice schema, sarà facile orientarsi sulla quantità ideale di proteine da assumere ogni giorno:
Stile di vita sedentario: 0,9 - 1 gr. per kg.
Attività fisica moderata: 1-1,3 gr. per kg.
Sport aerobici e fitness: 1,3-1,5 gr. per kg.
Sport anaerobici: 1,5-1,8 gr. per kg.
Bodybuilder amatori: 1,5-2 gr. per kg.
Bodybuilder competitivi: 2-2,5 gr. per kg.







giovedì 21 settembre 2017

lievito di birra benefici


Il lievito di birra si ottiene attraverso la selezione del fungo Saccharomyces Cerevisiae ricavato come residuo della fermentazione della birra; questo fungo viene coltivato e fatto fermentare in modo da favorire la sua moltiplicazione.
Le cellule del lievito vengono coltivate all’interno del fermentatore, su un substrato di malto (orzo germogliato); una volta ottenute migliaia di cellule, vengono separate dal substrato nutritizio, lavate ed essiccate ad una temperatura che non supera i 40 gradi centigradi.

Principi nutritivi del lievito di birra

Il lievito di birra costituisce una fonte ricca e completa di vitamine del gruppo B; vitamine queste particolarmente importanti per gli sportivi, i bambini in crescita e coloro che si trovano in convalescenza, perché facilita la trasformazione di proteine, carboidrati e lipidi in energia. L’assunzione di lievito di birra si rivela particolarmente utile anche per coloro che si sono sottoposti a diete iperlipidiche, o iperglucidiche, o iperproteiche, oppure quando il consumo di alcool, sigarette o caffè è elevato, cosi da ristabilire il corretto approvvigionamento delle preziose vitamine B, selenio, cromo (cofattore dell'insulina e preventivo del diabete mellito), glutatione, zolfo, aminoacidi essenziali (leucina, valina, isoleucina, treonina, fenilalanina, metionina, triptofano, lisina) fosforo, potassio e magnesio di cui il lievito di birra è ricco.

Differenze tra prodotto fresco e secco 

Il lievito di birra fresco, contenendo microrganismi unicellulari, va conservato in frigorifero in cui si mantiene per circa un mese. Si presenta come un panetto di circa 25 g di colore grigio chiaro/beige e ha consistenza morbida, in genere si utilizza sbriciolato e sciolto in acqua tiepida. Permette una lievitazione di qualche ora, che in genere si ritiene terminata quando l’impasto ha raddoppiato o triplicato il volume.
Il lievito di birra secco o liofilizzato si conserva più a lungo, per circa un anno se mantenuto in ambiente fresco e asciutto; si presenta sotto forma di polvere o granuli contenuti in bustine o barattoli. Per essere utilizzato necessita di essere “riattivato”, ovvero va messo in acqua tiepida zuccherata aspettando che produca una schiumetta. L’utilizzo e il tempo di lievitazione è simile a quella del lievito di birra fresco.
Per entrambi i tipi di lievito è bene considerare che un lievito vicino alla data di scadenza o già scaduto è meno attivo e tende a modificare negativamente le caratteristiche organolettiche dell’impasto.
Dal punto di vista culinario è interessante sapere che un panetto di lievito di birra fresco da 25 grammi corrisponde a bustina di lievito di birra secco da circa 7g; per tanto presentano un rapporto di circa 3:1
Lievito di birra come integratore alimentare
Il lievito di birra possiede un notevole valore nutrizionale grazie all’elevato contenuto di proteine, aminoacidi essenziali, minerali e vitamine, il tutto in forma facilmente assimilabile. E’ particolarmente indicato per gli sportivi in quanto promuove il corretto funzionamento muscolare; le vitamine del gruppo B in esso presenti sono necessarie per convertire in maniera rapida proteine, carboidrati e lipidi in energia di immediato utilizzo. L’elevato quantitativo di sali minerali che il lievito di birra è in grado di fornire lo rende essenziale in caso di eccessiva sudorazione (magari a seguito di intensa attività sportiva) oltre che per evitare la sensazione di debolezza fisica che spesso si manifesta durante i ciclici cambi stagionali.
Gli integratori a base di lievito, utilizzano lievito di birra secco ovvero quello che viene preparato facendo essiccare i microrganismi per mantenerne intatte le qualità nutrizionali. Si può acquistare in farmacia o in erboristeria dove si può scegliere la formulazione in capsule da deglutire con acqua oppure in scaglie.
Non va invece impiegato come integratore il lievito di birra in panetto in quanto meno ricco di proteine e vitamine, in cui sono presenti alte concentrazioni di fermenti attivi che possono generare fermentazione e alterazione della flora batterica intestinale.
L’integratore a base di lievito di birra deve contenere non meno di 400 mg di lievito per capsula. Il dosaggio consigliato è di almeno una compressa al giorno per un periodo di 1-2 mesi. Può essere assunto con acqua o succo di frutta per favorire la deglutizione della capsula o essere sbriciolato nel vasetto di yogurt nel caso della formulazione in tavolette.

Benefici legati al consumo del lievito di birra

La ricchezza di micronutrienti ed oligoelementi rappresenta il fattore determinante nell'uso del lievito di birra come integratore.
Il lievito di birra è utile per:
- garantire corretto funzionamento e mantenimento dell'apparato tegumentario e degli annessi cutanei ovvero peli, unghie e capelli
- migliorare le patologie dermatologiche come la seborrea e l'acne
- supportare le azioni probiotiche al fine di consentire la corretta funzionalità gastro-enterica e nel preservare il corretto funzionamento immunitario
- esercitare funzioni rimineralizzanti, importanti nello sportivo per riequilibrare le perdite saline dovute alla sudorazione eccessiva legata all'esercizio fisico
- promuovere funzioni immunostimolanti, cicatrizzanti (utili in caso di ferite e ustioni), rivitalizzanti, per l'elevato contenuto di vitamine del gruppo B
- attivare le funzioni metaboliche, grazie alla presenza di Beta-Glucani in essi contenuti





Controindicazioni

L'uso di lievito di birra, in concomitanza ad altri lieviti, potrebbe determinare l'insorgenza di gonfiore addominale, flatulenza e meteorismo.
Rari sono stati gli episodi di reazioni allergiche legate all’assunzione di questa sostanza. Sicuramente l’impiego del lievito di birra è controindicato in caso di ipersensibilità ai lieviti o di terapie farmacologiche con inibitori delle monoamino ossidasi.
La contestuale assunzione di lievito di birra e di inibitori delle monoamino ossidasi potrebbe determinare un indesiderato effetto ipertensivo
Attualmente non sono presenti studi che attestino i rischi o la sicurezza dell’uso di integratori a base di lievito di birra a lungo termine nelle gestanti, per tanto il buon senso indica che andrebbe evitato durante la gravidanza e nel successivo periodo di allattamento al seno.

E’ importante che non venga superata la dose giornaliera fissata a 30 g al dì in quanto durante la digestione del lievito viene promossa la formazione delle purine, che si trasformano in acido urico.

sabato 9 settembre 2017

Alzare i livelli di globuli rossi ed emoglobina plasmatica? Con la giusta alimentazione si può!


E' importante introdurre nella propria alimetanzione cibi ricchi in ferro, acido folico e vitamina B12; nei casi in cui questa non sia sufficiente è opportuno procedere con la giusta somministrazione di integratori.
Quando siintroducono a
limenti ricchi in ferro, in grado quindi di innalzare i livelli di emoglobina, è bene abbinarli a cibi ( es agrumi e broccoli) ricchi di vitamina C, sostanza in grado di favorire l’assimilazione del ferro.

Di seguito una carrellata degli alimenti ricchi in ferro che non dovrebbero mai mancare sulla tavola di chi presenta un ematocrito basso:
Tuorlo d’uovo;
Cereali integrali;
Ostriche;
Vongole;
Capesante;Sardine;
Gamberetti;
Carne rossa;
Fegato;
Manzo;
Pollo;
Spinaci;
Broccoli;
Cavolo verde;
Lattuga;
Fagioli;
Lenticchie;
Ceci;
Piselli secchi;
Cereali arricchiti di ferro;
A
lbicocche secche;
F
ichi;
Mandorle;
Prugne secche;
Uvetta.
Si dovrebbe atresì ridurre il consumo di tè, caffè e prodotti a base di soia in quanto in grado di interferire nel processo d’assorbimento del ferro.

RACCOMANDAZIONI DIETETICHE GENERALI
Oltre a prestare attenzione nel raggiungere i fabbisogni di ferro, acido folico e vitamina B12 raccomandati; è opportuno introdurre alimenti contenenti vitamina C, vitamina A, vitamine del complesso B, cisteina e rame per migliorarne l’assorbimento di questi nutrienti.
Sarebbe inoltre opportuno non consumare in concomitanza di alimenti ricchi di ferro o contenenti elevate quantità di tannini (particolarmente presenti in vino, caffè, tè, cioccolato e alcune erbe), calcio, fosforo e fibre, poiché ne riducono l'assorbimento; quindi assumere frutta, verdura e cereali integrali nelle adeguate porzioni senza esagerare
Cibi virtuosi sono:

-
Parmigiano o Grana Padano in quanto ricco in vitamina B12 e A oltre che di rame, zinco e selenio.
-
Carne sia rossa che bianca, purchè proveniente da tagli magri e privata del grasso visibile. Frattaglie e carni di cavallo che presentano un contenuto in ferro paria circa 5 - 8 mg/100 grammi di alimento crudo contro i 2 - 5 mg/100 grammi di alimento crudo relativo ai tagli più comuni. Le carni rappresentano inoltre un’ottima fonte di vitamina B12 e altri micronutrienti capaci di aumentare l’assorbimento del ferro non eme.
-
Affettati: in particolare la bresaola, raggiunge quantitativi >8 mg/100 grammi di alimento. - Pesce come tonno, merluzzo e salmone sono ricchi di ferro nella forma facilmente assorbibile. Contengono inoltre vitamine e micronutrienti importanti per l’assorbimento del ferro non eme e sono buona fonte di vitamina B12.
-
Molluschi, importante fonte di vitamina B12 e ricchi in rame.
-
Uova, in particolare il tuorlo, contiene ferro tra 5 e 8 mg /100 grammi di alimento crudo, oltre a rappresetare una buona fonte di vitamina B12 e rame.
-
Legumi sono ricchi di ferro, seppur in forma meno assorbibile (non eme) e di acido folico. Tra i più ricchi in ferro troviamo ceci, fagioli secchi, lenticchie (>8 mg/100 grammi di alimento crudo già pronto per il consumo). Fagioli e soia costituiscono anche tra gli alimenti più ricchi di acido folico (>250 mcg per 100 grammi) come le fave e i legumi secchi (tra 100 e 250 mcg per 100 grammi)
-
Cereali e derivati. Discreto contenuto di ferro in forma meno assorbibile ma ottima fonte di rame. Da associare a legumi come piatto unico per migliorarne l’assorbimento. Limitare il consumo di quelli integrali poiché ricchi in fibre.
-
Fra le verdure, quelle che in grado di migliorare l’assorbimento del ferro non eme sono: peperoni, pomodori, cavoli, broccoli e lattuga ricchi in vitamina C; carota e zucca apportano invece ottimi quantitativi di vitamina A come le verdure giallo-arancioni e quelle verde brillante. Quelle con maggior contenuto di acido folico sono asparagi, barbabietole rosse, broccoli, cicoria, catalogna, cavoletti di Bruxelles, cime di rapa, funghi, rucola, scarola, spinaci, cavolo cappuccio, cavolfiore, lattuga, porri, zucchine che sono anche un’ottima fonte di antiossidanti.
-
La frutta secca, farinosa e oleosa costituisce una valida fonte di ferro con un contenuto tra 2 e 5 mg/100 grammi di alimento; la frutta secca a guscio nello specifico, contiene inoltre rame che ne favorisce l’assorbimento. Fra i frutti freschi, agrumi, kiwi, uva sono ricchi in vitamina C; albicocche e in generale la frutta di colore giallo arancione rappresentano una buona fonte di vitamina A. Germe di grano ricco di acido folico.






venerdì 14 aprile 2017

SINDROME DA REFLUSSO: cibi SI, cibi NO

Sai riconoscere il reflusso gastrico?
Quando si parla di reflusso gastroesofageo si intende quella condizione. per cui il contenuto dello stomaco risale in esofago. I tipici sintomi legati al reflusso gastroesofageo, sono: bruciore (pirosi) localizzato nella parte alta dell’addome (epigastrio) accompagnato meno da rigurgito acido o a livello restrosternale con percezione della risalita di materiale acido lungo l'esofago.
Talvolta al bruciore, si associa scialorrea (aumentata secrezione salivare); tale disturbo può essere accusato come “dolore” simile a quello dell'angina pectoris che fa subito pensare ad una causa cardiaca.
Poiché il reflusso può anche superare la valvola superiore dell’esofago ed interessare faringe, laringe e polmoni, può avvenire che si manifesti una sintomatologia extraesofagea quale faringite (mal di gola ricorrente), laringite cronica ed altre affezioni delle corde vocali o delle aritenoidi (polipi, granulomi, ecc.), sensazione di nodo alla gola (sensazione di corpo estraneo e di contrazione alla gola), bronchiti croniche ed asma bronchiale, patologie del naso e del rinofaringe, sindrome da apnea notturna, laringospasmo, alitosi, erosione dello smalto dentario.

Alimenti da EVITARE









Ecco di seguito gli alimenti che andrebbero evitati in caso si soffra di reflusso: 
  • Arancia e succo d’arancia 
  • Biscotti al burro 
  • Biscotti al cioccolato 
  • Caffè 
  • Caramelle 
  • Carni molto cotte: stracotti, gulasch, bolliti, ragù. 
  • Cibi fritti 
  • Cibi piccanti 
  • Cioccolato 
  • Condimenti grassi 
  • Formaggio molle fresco 
  • Frittelle 
  • Gelato 
  • Grasso visibile della carne e degli affettati. 
  • Limonata 
  • Limone 
  • Liquori 
  • Lombo di manzo 
  • Mirtilli 
  • Panna acida 
  • Patate in insalata 
  • Patatine in busta 
  • Piatti già pronti (perché per la loro preparazione sono spesso utilizzati molti grassi) 
  • Pomodori 
  • Pompelmo e succo di pompelmo 
  • Purè di patate 
  • Salse con panna, sughi con abbondanti quantità di olio, margarina, burro, strutto dolci con creme. 
  • Spalla di manzo 
  • Superalcolici. 
  • Tè 
  • Vino 
Raccomandazioni di carattere generico: 
  • Evitare i pasti abbondanti, preferendo pasti piccoli e frequenti
  • Privilegiare un’alimentazione a basso contenuto di grassi
  • Evitare cibi e bevande troppo calde o troppo fredde
  • Evitare l’assunzione di abbondanti quantità di liquidi durante i pasti, gli stessi vanno sorseggiati lentamente nel corso della giornata
  • Mangiare lentamente, masticando con calma i bocconi

Alimenti da consumare con MODERAZIONE









In caso di reflusso è consigliabile ridurre anche il consumo eccessivo di alimenti che possono essere associati alla comparsa o al peggioramento dei sintomi di reflusso: 
  • Aglio 
  • Bevande gassate 
  • Birra 
  • Cipolle cotte 
  • Coca cola 
  • Crauti 
  • Formaggio tipo cheddar 
  • Hot dog (di maiale e di manzo) 
  • Ketchup 
  • Lamponi 
  • Latte 
  • Latte scremato 
  • Menta 
  • Mozzarella 
  • Muesli 
  • Pepe 
  • Peperoni 
  • Pesca 
  • Porri 
  • Prosciutto 
  • Scalogno 
  • Sidro di mela 
  • Uva 
  • Yogurt 

Alimenti CONSENTITI











Alimenti che invece possono essere consumati con tranquillità sono: 
  • Cereali integrali 
  • Acqua minerale 
  • Albume dell'uovo 
  • Banana 
  • Biscotti senza grassi 
  • Bistecca 
  • Broccoli 
  • Carne nei tagli più magri 
  • Carote 
  • Cavolo 
  • Cereali all’avena 
  • Cereali alla crusca 
  • Cous cous 
  • Crackers dolci 
  • Crackers salati 
  • Dolci di riso 
  • Fagioli verdi 
  • Feta 
  • Formaggi alla soia 
  • Formaggi cremosi senza grassi 
  • Formaggi di capra 
  • Formaggi: primo sale, fiocchi di latte, mozzarella di vacca, Grana Padano DOP. 
  • Latte o yogurt scremati o parzialmente scremati. 
  • Liquirizia 
  • Mela e succo di mela 
  • Mela essiccata 
  • Molluschi e crostacei (consumo limitato massimo 1 volta a settimana). 
  • Olio extra-vergine di oliva a crudo. 
  • Pane bianco 
  • Pane di segale 
  • Patate al forno 
  • Patate bollite 
  • Pesce fresco soprattutto di branzino, sogliola, orata, merluzzo (limitare il consumo di pesci grassi come salmone, capitone, anguilla). 
  • Piselli 
  • Prosciutto crudo, cotto, speck, bresaola, affettato di tacchino/pollo. 
  • Riso integrale 
  • Riso raffinato 
  • Uova (non fritte) 
Corrette norme comportamentali
  • Smettere di fumare 
  • Evitare di indossare cinture o abiti molto stretti in vita perché aumentano la pressione sull’addome, facilitando il reflusso
  • Evitare di sdraiarsi subito dopo i pasti. Dopo mangiato, bisognerebbe aspettare almeno due o tre ore prima di coricarsi e nel caso farlo cercando di stare con la schiena leggermente sollevata 
  • Evitare di svolgere attività fisica a stomaco pieno, soprattutto se si tratta di esercizi che impegnano la muscolatura addominale
  • Alzare la parte anteriore del letto di 10-15 cm: aiuta a mantenere l’esofago in posizione verticale anche quando si è sdraiati e impedisce la risalita di materiale acido dallo stomaco, evitare, invece, di utilizzare pile di cuscini, perché così facendo si assume una posizione che incrementa la pressione sull’addome
  • In presenza di sovrappeso/obesità: ridurre gradualmente peso e la circonferenza addominale, attraverso un’alimentazione ipocalorica equilibrata ed un regolare esercizio fisico , sempre sotto controllo medico

Articolo uscito nella versione on line di PAZIENTI.IT  
http://pazienti.it/blog/reflusso-gastrico-gli-alimenti-da-evitare-14042017




CUCINA GIAPPONESE E LONGEVITA'




Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità il Giappone è stato definito il paese con la più alta aspettativa di vita al mondo.





Numerosi sono i fattori che contribuiscono a rendere ciò possibile: sicuramente caratteristiche genetiche tramandate di generazione in generazione, ma anche stile di vita e abitudini alimentari.





Secondo Naomi Moriyama, autrice del libro Japanese Women Don't Get Old or Fat: Secrets of My Mother's Tokyo Kitchen, l’alimentazione sicuramente gioca un ruolo preponderante non solo nell’allungare l’aspettativa di vita di queste popolazioni, ma anche nel prevenire patologie quali tumori, arteriosclerosi, diabete, ictus e infarto. Il segreto probabilmente risiede nel combinare porzioni piccole realizzate con cibi a basso contenuto calorico come pesce e verdura con grassi sani e proteine, che aiuta a mantenere il corpo in forma.
Sicuramente il fatto di impiegare nella preparazione degli alimenti pochissimo sale e di introdurre cibi ricchi di flavonoidi, vitamina E, licopene e carotenoidi, aiuta molto a mantenersi in salute.
Queste popolazioni hanno anche l’abitudine a bere molto tè al gelsomino, che pare giochi un ruolo importante nella prevenzione del cancro.
È noto che alcuni composti chimici naturali sono in grado di rallentare la crescita delle cellule tumorali, altri invece facilitano l'apoptosi ( il "suicidio programmato") oppure svolgono attività anti angiogenesi, cioè bloccano lo sviluppo di nuovi vasi sanguigni in prossimità dei tumori, rendendo loro difficile nutrirsi e quindi ingrandirsi. 
Questi composti si trovano in larga parte in alimenti quali: 

- alghe ricche anche in minerali (iodio, potassio, ferro e calcio) e amminoacidi essenziali 
- soia che grazie agli isoflavoni in essa presenti è in grado di proteggere da tumori dipendenti dagli ormoni, come il cancro del seno o della prostata. 

Il consumo di alimenti fermentati così largamente impiegati nella cucina giapponese fa davvero bene?

Gli alimenti fermentati sono in grado di rinforzare il sistema immunitario grazie alla presenza dei batteri benefici in essi contenuti in grado di mantenere in salute l’apparato digerente, aiutando ad avere più energia e a migliorare il riposo notturno.
Nella cucina giapponese gli alimenti fermentati la fanno da padrone; basta pensare alle umeboshi ovvero alle prugne in salamoia (che in realtà sono albicocche), al miso o al tempeh che derivano soia fermentata. 
Gli alimenti fermentati sono in grado di facilitare la digestione modificando il PH, aiutano a prevenire la nausea, esercitano proprietà disintossicanti e antibatteriche e aiutano a ristabilire il corretto funzionamento della flora batterica intestinale essendo ricchi in “batteri buoni”. Inoltre apportano enzimi e vitamine B e C che svolgono un'azione antiossidante, depurativa e digestiva.
Il miglior modo di consumare cibo fermentato per trarne beneficio è consumarlo crudo e a temperatura ambiente; la cottura infatti disattiva i fermenti. 

Eccone alcuni alimenti fermentati tipici della cucina giapponese:

- Tempeh l'alimento ottenuto dai fagioli di soia cotti, a cui vengono aggiunti il fungo Rhizopus Oligosporus e l'aceto; ricco di isoflavoni, probiotici e aminoacidi essenziali. 
- Tè kombucha che in Giappone è conosciuto con il nome di tè "kocha kinoko" è un probiotico naturale definito nei secoli un elisir di lunga vita. Oltre a migliorare la digestione, il kombucha aiuta stomaco, milza e reni nello svolgimento delle loro funzioni. 
- Miso, condimento antico a base di cereali, soia e sale marino integrale. in grado di migliorare le funzioni intestinali e a rinforzare il sistema immunitario. 

 Pesce crudo, rischi e controindicazioni

Il consumo di pesce crudo è legato ad alcune patologie: 

- Parassitosi, dovute all'assunzione di alimenti contaminati da organismi patogeni come protozoi, larve e amebe 
-Infezioni, dovute all'assunzione di alimenti contaminati da microorganismi patogeni quali batteri e virus 
- Intossicazioni, dovute all'assunzione di alimenti contaminati solo dalle tossine batteriche o delle alghe 
- Tossinfezioni, dovute all'assunzione di alimenti contaminati sia da batteri patogeni che le rispettive tossine 


Se mangiati crudi, i molluschi bivalvi possono trasmettere all’uomo patologie quali: 

- Epatite virale: malattia sistemico-epatica determinata dal virus HAV 
- Salmonellosi, Tifo e Paratifo 
- Colera 
- Tossinfezione da Escherichia Coli 
- Tossinfezione da Vibrio Parahaemoliticus, che interessa particolarmente il Giappone 

La parassitosi intestinale da Anisakis invece è scongiurabile da un abbattimento del pesce a -20°C per almeno 24 ore.
E’ doveroso ricordare che esistono anche forme di contaminazioni tossiche da alghe marine che riguardano soprattutto pesci di grosse dimensioni come barracuda, carangidi ecc.

Si sconsiglia quindi il consumo di pesce crudo ai soggetti immuno depressi, come pazieni con neoplasie o in trattamento chemioterapico, coloro che sono affetti da HIV, anziani, diabetici, donne in gravidanza. 





Questo articolo è uscito nel mensile "Cucina Moderna" del mese di maggio 2017 

martedì 28 febbraio 2017

Le delizie del CARNEVALE

Il Carnevale è la festa più colorata dell’anno, caratterizzata da mascherine e scherzi simpatici, ma in quanto festa cattolica si contraddistingue per rappresentare un periodo di riflessione prima della Pasqua. Notoriamente il periodo termina con il martedi’ grasso che precede il mercoledì delle ceneri (inizio della quaresima).
Sia il giovedì grasso che il successivo martedì grasso vengono festeggiato in tutta Italia nei modi più disparati in ottemperanza alle tradizioni regionali. 

Fra le ricette più gustose e caratteristiche che si possono trovare lungo tutto lo stivale sicuramente la fanno da padrone i dolci tipici di questo periodo, eccone qui degli esponenti di spicco: 


- le frappe dette anche chiacchiere, crostoli, bugie, cenci, intrigoni: realizzate a partire da farina, zucchero, latte e uova che mescolate assieme danno vita ad una pasta che verrà tagliata a striscette più o meno sottili e fritta. Il tutto viene servito con una bella spolverata di zucchero a velo.

- le graffe napoletane: ciambelline fritte dolci vengono realizzate a partire da un impasto a base di farina e patate che poi verrà fritto e servito con dello zucchero a velo.

- i ravioli dolci fritti riempite tipicamente con: crema di ricotta, marmellata o Nutella. In questo caso la pastella realizzata con farina, burro, uova e latte, serve per realizzare degli scrigni golosi adatti a racchiude al loro interno un morbido ripieno.

- gli arancini di carnevale, pasta fritta (realizzata con uova, latte, burro, farina) arrotolata tipica delle Marche che non vanno per tanto confusi con i noti arancini siciliani.

- le fritole di carnevale dette anche sfincitelli, castagnole (semplici o con ripieno di ricotta, oppure bagnate con l’achermes), frittelle ( semplici o con ripieno di riso o mele). Si tratta di frittelline realizzate a partire da farina, uova, latte e lievito che possono essere farcite oppure no.



Tutti questi dolcetti si caratterizzano per essere cotti in olio bollente mediante friggitura, per tanto risultano tanto buoni quanto calorici.

Il segreto è non abusarne, senza necessariamente essere costretti a rinunciarvi. Visto che si tratta di alimenti ad elevato tenore calorico, il consiglio è di inserirle in un pasto leggero e ricco di verdura; evitando in quell’occasione, il consumo di altri alimenti fritti.

Ricordatevi che l’eccezione non conferma la regola e che uno strappo ogni tanto a favore del gusto, è ammissibile!



CALORIE per 100 g di prodotto

- frittelle: circa 462 
- chiacchere: circa 470
- ravioli dolci fritti: circa 400 (a seconda del ripieno, le calorie possono variare)
- castagnole:circa 502