lunedì 13 aprile 2015

STEVIA, sai a cosa serve?



Quando si parla di Stevia è bene fare chiarezza: il genere Stevia appartiene alla famiglia delle Asteracee che comprende oltre 300 specie. La Stevia rebaudiana Bertoni è la più nota del genere.
Le conoscenze relative a questa pianta hanno origini antichissime: in Brasile, Sud America e Paraguai veniva impiegata fino da Precolombiano per dolcificare alimenti e bevande.
Questa pianta si è guadagnata l’appellativo di “erba dolce” grazie al fatto che le sue foglie sono ricche di glucosidi; in particolare: stevioside, rebaudioside A, rebaudioside B, rebaudioside C e dulcoside A che le conferiscono un potere dolcificante fino a 320 volte superiore rispetto al saccarosio. Il contenuto di questi glicosidi è variabile in relazione alla cultivar e alle modalità di coltivazione che dipendono essenzialmente dal tipo di terreno, il tipo di irrigazione impiegato e le condizioni climatiche.
Oltre ai glicosidi citati, la pianta si compone anche di proteine, lipidi, sterili, flavonoidi, terpeni, composti volatili, pigmenti e gomme.

È un alimento sicuro?
In Europa l’impiego di Stevia nei prodotti alimentari è stato fonte di numerosi dibattiti che ne hanno sancito l'iniziale divieto, a causa della presunta cancerogenicità di alcuni suoi componenti, e la successiva approvazione.
Negli Usa la DFA (Food and Drug Administration) aveva proibito l’uso di Stevia e di alimenti che la contenessero fino dal 1990. Sotto la pressione dei produttori nel 1995 fu autorizzata la vendita di Stevia come complemento alimentare, ma la commercializzazione come dolcificante rimane vietata.
Nel giugno 1999 la Commissione Europea vietò l’uso dello stevioside come edulcorante basandosi su una mancanza di dati scientifici inerenti al corretto uso della pianta; successivamente il 22 febbraio 2000, la stessa Commissione respinse la richiesta di autorizzazione all’immissione sul mercato di Stevia sia come alimento che come ingrediente alimentare, in virtù della normativa CE 258/7 sugli alimenti. Solo nel 2011 l'Unione Europea approva l’utilizzo dei glicosidi steviolici come dolcificanti. 
In Cina vengono prodotte elevate quantità di Stevia, che per la maggior parte vengono esportate, mentre l’uso locale resta limitato unicamente come dolcificante nelle bevande.
Attualmente è possibile trovare Stevia come dolcificante in caramelle, gomme da masticare, alcuni yogurt e gelati, se ne possono trovare tracce in te, sidro, alimenti secchi, cereali, dentifrici e collutori. Viene principalmente impiegata nella produzione di diet coke e soft drink, nelle barrette snellenti, sciroppi e prodotti farmaceutici.


Potenzialità terapeutiche dello stevioside 
Attualmente lo stevioside viene spesso utilizzato nei pazienti diabetici come sostituto del glucosio, sfruttando il suo elevato potere dolcificante.
Studi condotti su questi soggetti ha portato alla luce che il rebaudioside A possiede azione insulinotropica importante che potrebbe essere utilizzata nel trattamento del diabete di tipi 2.
Studi effettuati sia sull’uomo che su animali, hanno dimostrato che lo stevioside e gli estratti di Stevia determinano un abbassamento dei valori della pressione arteriosa stimolando la vasodilatazione e la diuresi. Numerose evidenze sia in vivo che in vitro, hanno inoltre dimostrato che lo stevioside possiede inoltre un effetto anti infiammatorio.

mercoledì 1 aprile 2015

Psoriasi:nuovi approcci incentrati sulla nutrizione oltre che la cura del corpo

La psoriasi è una patologia autoimmune che porta al manifestare sull’epidermide placche secche e squamose che nascondono una cute rossa ed infiammata; tale patologia ha decorso stagionale in quanto peggiora in inverno e pare migliorare in estate.
Solitamente le placche si manifestano in zone specifiche del corpo: gomiti, ginocchia, parte lombare e sacrale della schiena, cuoio capelluto, palmi delle mani, pianta dei piedi, bordi delle unghie.
In queste zone localizzate, e non in altre, si ha una accelerata proliferazione delle cellule epidermiche con un ricambio ogni 4 giorni anziché 28.




L’eziologia della patologia è al momento ignota, anche se si riscontra una certa predisposizione ereditaria; i principali fattori scatenanti sappiamo essere legati a stress, traumi emotivi e accumulo di tossine a livello intestinale.

Approccio terapeutico

Sovente la terapia che viene prescritta per questa patologia è legata alla sintomatologia e alla sua gravità; si tratta di terapie locali, spesso ad uso topico, che vanno ad attenuare il sintomo senza però risolverne la causa originaria.
Poiché si tratta di una patologia in cui la carica stressogena ed emotiva giocano un ruolo determinante, è indispensabile riuscire a ridurre ed espellere l’eccesso di tossine con cui inevitabilmente entriamo in contatto quotidianamente. La quantità delle tossine che introduciamo dipendono strettamente sia dagli alimenti di cui ci cibiamo, che dagli stati d’animo che accompagnano la vita di ognuno di noi.

Approccio nutrizionale

Va detto che non esiste una dieta “ad hoc” per la psoriasi o, almeno, non esistono evidenze scientifiche in tal senso; ma resta comunque opportuno per un soggetto affetto da psoriasi, eliminare o limitare il consumo degli alimenti ritenuti “più a rischio”.
Seguire una corretta alimentazione, permette non solo di ridurne la sintomatologia, ma anche di soddisfare tutte le esigenze nutrizionali di base.
La dieta deve essere il più possibile varia ed includere i cibi sani di tutti i gruppi alimentari, come i carboidrati complessi, le proteine e grassi poliinsaluti.
Studi recenti hanno portato all’evidenza che esiste un’ alta incidenza della malattia celiaca nei pazienti con psoriasi, inducendo a pensare che fra le due patologie potesse sussistere un legame, magari una comune base genetica che regola l’attività del sistema immunitario.
Anche se alcuni soggetti affetti da psoriasi hanno riportano un miglioramenti nella patologia, a seguito di una dieta priva di glutine, allo stato attuale non è possibile affermare con certezza che un’alimentazione “gluten-free” arrechi davvero beneficio a tutti i pazienti con psoriasi, ma che in alcuni soggetti predisposti, possa attenuarne le manifestazioni.





Cibi sani:

· Elevato consumo di alimenti ricchi in omega 3 provenienti da pesci grassi ( salmone, tonno, pesce azzurro), da frutta secca a guscio ( mandorle, noci, nocciole), dai semi ( lino, zucca, ecc), ma anche da verdure a foglia verde e dalla soia. I grassi monoinsaturi (come l’acido oleico che prevale nell’olio d’oliva) e i polinsaturi ( omega 3 e omega 6) hanno proprietà anti-infiammatorie e contribuiscono a ridurre il prurito e l’arrossamento causato dalla psoriasi.
· Alimenti ricchi di fibre come i cereali integrali, le lenticchie, i fagioli, il pane integrale, etc.
· Alimenti ricchi di proteine ad alto valore biologico: uova, carne bianca, pesce e prodotti a base di soia e legumi.
· La frutta e la verdura che rappresentano un’ottima fonte di antiossidanti naturali.
· Abbondante acqua che non solo garantisce all’organismo un adeguato livello di idratazione, ma permette il corretto funzionamento degli organi emuntori ( intestino, fegato, reni, polmoni e pelle



Cibi da evitare / ridurre: 

· Ridurre il consumo di cibi affumicati.
· Ridurre il consumo di carne rossa, carni trasformate, pollame scuro, panna, burro e formaggi molto grassi, olio di palma e di cocco.
· Ridurre il consumo di prodotti confezionati e trasformati
· Evitare i carboidrati raffinati, come pane, pasta e snack che contengono elevate quantità di farina arricchita e / o zuccheri aggiunti.
· Eliminare le bevande alcoliche e i prodotti preparati con esso.
· Eliminare gli alimenti che sono ad alto contenuto di grassi e zuccheri.

Alimentazione e depurazione dallo stress

Una sana alimentazione deve essere accompagnata dalla cura degli organi emuntori.
Attenzione va prestata quindi ad intestino, fegato, reni e pelle.

· Migliorare la funzionalità intestinale stimolando la peristalsi e favorendo l'evacuazione, permette di limitare il ristagno di scorie e di ripristinare la flora intestinale L’assunzione ciclica di pro e pre biotici permetterebbe di ottenere tali risultati in modo più veloce ed efficace.
· Aumentare l’introito di acqua e ridurre il consumo di fritture, sughi e prodotti da forno e pasticceria, permette di mantenere in efficienza fegato e reni. In questo caso potrebbe essere utile assumere con regolarità tisane a base di erbe digestive e depuranti.
· Utilizzare detergenti delicati e creme a base di vitamina E, permetterebbe di ristabilire il corretto film idrolipidico della cute e ridurre la secchezza nei punti dove avviene la desquamazione.
· Applicare la floriterapia mediante l’utilizzo di fiori di Bach, potrebbe aiutare a combattere lo stress e a superare meglio gli stati di ansia. Si potenzia in tal modo anche il sistema immunitario, stimolando quella che viene definita la capacità di autoguarigione del corpo.