lunedì 31 marzo 2014

SFATIAMO I FALSI MITI SULL'ALIMENTAZIONE

L’uovo crudo è più nutriente di quello cotto?
Falso
Se si cuoce pochissimo l'uovo si migliora la possibilità di assorbire l'albumina, proteina molto utile per l'organismo.
L'albumina dell'uovo crudo, invece, non viene assimilata dall'organismo ma è direttamente eliminata con le feci.
Quando l'uovo arriva alla temperatura di 70°C l'albumina si coagula e può essere assorbita dall'intestino.

 Il colesterolo HDL protegge sempre il cuore?
 Falso
Recentemente all'Università di Harvard è stata individuata una variante di colesterolo "buono"- ovvero di Hdl-colesterolo - in cui era presente una particolare proteina.  Il colesterolo "buono" perderebbe la sua azione protettiva per il cuore quando si lega appunto a questa proteina. Cosa che, per fortuna, non capita sempre.

 Troppi grassi possono influire sulle capacità riproduttive?
 Vero
Almeno a leggere una ricerca condotta a Copenhagen apparsa su l'American Journal of Clinical Nutrition.
Sotto accusa sono soprattutto i grassi saturi, di origine animale, che potrebbero influire negativamente sia sulla quantità che sulla qualità degli spermatozoi presenti nel liquido seminale maschile.

 Il burro in commercio è tutto uguale
 Falso
La UE, con una normativa, ha stabilito alcuni importanti parametri nella produzione del burro, e per il tenore di grasso prevede un minimo dell’82%. L’industria alimentare, però, oggi ha messo in commercio tipi di burro diversi tra loro: il burro leggero (burro 3/4), ha un contenuto di grasso tra il 60% e il 62%; il burro leggero a basso tenore di grasso (burro 1/2) presenta grassi tra il 39% e il 41%; ed esiste anche il tipo a contenuto ridotto di colesterolo.
Questo burro leggero, a freddo, risulta più facilmente spalmabile su pane e fette biscottate. Tutti, però, vanno conservati in frigorifero per evitarne un rapido irrancidimento dei grassi, o più semplicemente il decadimento della qualità.

 Lo yogurt e tipologie di  latte fermentato possono rimanere fuori dal frigo
 Vero
Yogurt e alcuni tipi di latte fermentato sono prodotti acidi che possono essere tenuti fuori dal frigo per qualche ora, senza che vadano a male. La conservazione in frigorifero ne favorisce la conservabilità, oltre a favorire la cremosità così come noi la conosciamo. Al mattino, quindi, questi prodotti possono essere portati a scuola o al lavoro per la merenda di metà mattina. Non bisogna, però, abusare di questo trattamento fuori frigo, e vanno evitati sole e forte fonti di calore dirette.

Il Calcio contenuto negli alimenti è tutto uguale
 Falso
Il Calcio negli alimenti è presente in forma diversa con biodisponibilità differenti e, quindi, non è assimilabile tutto allo stesso modo. Ad esempio l’assorbimento di quello presente in alimenti di origine vegetale, è ostacolato dalle fibre e dai fitati, non digeribili per l’uomo. Al contrario quello presente nei latticini come: latte, yogurt e formaggi, è maggiormente biodisponibile grazie alla presenza di sostanze che ne facilitano l’utilizzo da parte dell’organismo.

 Il forno a microonde cuoce poco gli alimenti?
 Falso
La tecnica è rapida e salutare, visto che non occorre aggiungere condimenti e si conservano meglio alcune proprietà nutritive. E' vero però che il meccanismo di cottura (il microonde cuoce attraverso il surriscaldamento delle particelle d'acqua dell'alimento), può non consentire il raggiungimento di altissime temperature. Quindi, se un rischio c'è, è quello di non consentire una completa distruzione di batteri che possono essere eliminati solo dalle alte temperature. Per questo, almeno per la prima cottura, se temete per l'igiene dell'alimento meglio impiegare la cottura tradizionale.

 Chi è intollerante al lattosio può mangiare lo yogurt?
 Vero
Generalmente le persone intolleranti al lattosio non hanno problemi a consumare lo yogurt, dato che al suo interno sono presenti batteri che parzialmente digeriscono il lattosio. In ogni caso solo il medico può dare informazioni precise sulla quantità di lattosio indicata per ogni persona intollerante, in base alla gravità del quadro.

 La pasta cotta “al dente” si digerisce meglio?
 Vero
Per chi consuma la pasta come primo piatto la cottura al dente è ideale, perché viene digerita meglio e consente di prolungare il senso di sazietà. Attenzione però al condimento. Preferire sughi leggeri, come una semplice salsa di pomodoro con olio d'oliva a crudo.

 La frutta disidratata si digerisce meglio?
 Falso
I frutti cui è stata eliminata gran parte dell'acqua non sono diversi in termini digestivi, rispetto agli omologhi freschi.
Esiste, comunque, una differenza da non sottovalutare. La frutta disidratata, essendo meno ricca d'acqua, tende a concentrare il quantitativo di glucidi, quindi è più calorica a parità di peso

 Una dieta fortemente iperproteica può indurre osteoporosi?
 Vero
Le diete a elevato contenuto di proteine, mantenute per periodi prolungati, possono favorire la demineralizzazione dell'osso. Fondamentale, quindi, è assumere calcio con latte e derivati in quantità corrette, nell'ambito di  un'alimentazione variata che non preveda un eccesso di alimenti proteici come formaggio e carne.

 Tutto il pesce è ricco di iodio?
 Falso
Lo iodio è fondamentale per la salute della tiroide, ma non tutti i pesci ne contengono allo stesso modo. Ne sono particolarmente ricchi i classici pesci dei nostri mari, come saraghi e orate, e i pesci dei Mari del Nord. Tra i
molluschi, vanno benissimo le cozze. Molto più basso è invece il contenuto in iodio dei pesci d'acqua dolce. In questo caso, il contenuto di iodio è inferiore , a titolo esemplificativo, di quello del latte, delle uova e di molti cereali. 

 La spremuta va consumata subito per non perdere la vitamina C?
 Vero
Se è vero che la vitamina C è contenuta in molti alimenti, in particolare frutta (agrumi, kiwi, fragole, frutti di bosco) e vegetali (peperoni e prezzemolo), è altrettanto provato che non sempre il quantitativo "promesso" dalla tabelle nutrizionali si mantiene e può quindi essere disponibile per il nostro organismo. L'acido ascorbico è infatti estremamente sensibile ad una serie di elementi che, purtroppo, lo alterano, come ad esempio l'esposizione alla luce e la  conservazione in frigorifero.

 Il fritto sì, ma solo con il limone?
 Vero
Detto che non bisognerebbe abusare dei cibi fritti e che occorrerebbe sempre effettuare correttamente la frittura, con olio ben caldo,  l'uso del limone ricco di vitamina C può combattere la produzione di radicali liberi nell'organismo indotta da questo metodo di cottura. Del tutto inutile è invece il limone come disinfettante per crostacei e frutti di mare. Solo la cottura può eliminare i germi e i virus eventualmente presenti.

 Il Kiwi può creare allergie crociate?
 Vero
I kiwi possono provocare allergie crociate se il soggetto è sensibile alle graminacee o sindromi da pollini di betulla-noci-frutta a granella. Una reazione crociata è un’allergia di gruppo a proteine simili o imparentate. Chi è sensibilizzato al polline di betulla, per esempio, può quindi reagire in modo allergico anche a kiwi, mele e noci e viceversa.

 Si può ridurre la perdita di vitamina C con la cottura?
 Vero
Per limitare le perdite basta qualche semplice accorgimento. Prima di tutto, meglio consumare al più presto frutta e verdura fresca per ridurre i cali vitaminici già nel frigorifero. I cibi vanno poi preparati curando di tagliare frutta e verdura con coltelli affilati, per evitare di “maciullarli” e distruggere anche la vitamina. Per la cottura, meglio usare poca acqua, aggiungendo i cibi ricchi in vitamina solo nella fase di ebollizione: si forma infatti una “membrana” che protegge
gli alimenti dalla dispersione vitaminica.

Un ananas a fine pasto fa dimagrire?

 Falso
E’ povero di calorie e ricchissimo d’acqua, quindi può favorirel’eliminazione di liquidi, ma non ha azione diretta sul dimagrimento. Semmai, il consumo di ananas alla fine di un pasto può aiutare la digestione. Questo frutto contiene infatti grandi quantità di bromelaina, una sostanza che facilita la “disintegrazione” delle proteine. La bromelaina però si perde con il calore risultando pertanto assente nell’ananas in scatola.

mirtilli proteggono dalla cistite?
 Vero
Almeno per alcune forme di infezione. Infatti in questi frutti di bosco sono presenti particolari composti chiamati antocianosidi, che contengono le antocianine. Queste sostanze sono in grado di combattere alcune famiglie di escherichia coli, un germe presente nell’intestino che a volte risale lungo le vie urinarie sviluppandosi all’interno della vescica.

 Le noci possono aiutare a combattere l’ipertensione legata allo stress?
 Vero
Ma ancora un po' falso in quanto, al momento, i dati di una ricerca che sembra dimostrare questa realtà sono insufficienti per giungere ad una soluzione definitiva.  Lo studio - pubblicato dal Journal of the American College of Nutrition - è stato condotto solo su 22 persone, sane e con alti livelli di colesterolo. Secondo questa ricerca, mangiare 9 noci al giorno diminuirebbe la pressione sanguigna totale, e aiuterebbe a contenere l'aumento della pressione dovuta a situazioni stressanti.

 Le patate hanno le stesse calorie del pane?
 Falso
Le patate sono composte quasi per l'80% d'acqua, e la loro principale componente calorica è legata ai glucidi (zuccheri), che sono presenti sotto forma di amido. Per questo 100gr di patate apportano circa 80 KCal, meno di un terzo di quanto avviene con la stessa grammatura di pane. Nonostante questo, le patate spesso sono "proibite" nelle diete dimagranti, soprattutto a causa dei grassi che vengono aggiunti come condimento, e per l'elevato indice glicemico.

 Bere latte NON aiuta a migliorare la concentrazione.
 Falso
Tra i numerosi elementi nutritivi del latte, ci sono anche particolari grassi chiamati fosfolipidiSecondo una ricerca, pubblicata sul British Food Journal e condotta all'Università di Trier, proprio i fosfolipidi contenuti in quest'alimento potrebbero avere un ruolo nel favorire la capacità di concentrazione e le funzioni cognitive, migliorando anche la risposta allo stress.

 Il piacere per il gusto dolce dipende anche dagli ormoni?
 Vero
 Il Glucagone - ormone che regola il livello di zucchero nel sangue - sarebbe  responsabile anche della sensibilità della lingua ai sapori dolci. Secondo una ricerca dell'Università del Maryland, infatti, proprio bloccando la ricettività delle papille gustative al Glucagone, i cibi sembrano meno dolci.

Cit. http://www.istitutodanone.it/

sabato 15 marzo 2014

toxoplasmosi: cosa c'è da sapere?.... e in GRAVIDANZA?


La toxoplasmosi è una infezione (zoonosi) causata dal parassita Toxoplasma gondii, un microrganismo che compie il suo ciclo vitale solo all'interno delle cellule. Il parassita può infettare moltissimi animali (dai mammiferi agli uccelli, dai rettili ai molluschi) e può trasmettersi da un animale all’altro attraverso l’alimentazione. Il Toxoplasma condii è presente su carne, feci di gatto o nel terreno in cui abbia defecato un gatto o un altro animale infetto.

LE INFEZIONI DA TOXOPLASMA GONDII 
La toxoplasmosi si trasmette dagli animali, che spesso non mostrano alcun segno di infezione, alle persone a volte senza causare alcun sintomo. 
Le infezioni da toxoplasmosi umane possono distinguersi in:
- toxoplasmosi in soggetti sani ( spesso infezione asintomatica) 
- toxoplasmosi in pazienti con sistema immunitario indebolito (pazienti immuno compromessi come malati di AIDS e cancro) che sono maggiormente esposti alla condizione di essere infettati dal protozoo.
- toxoplasmosi congenita che parte dal momento della gestazione quando la donna incinta (anche se non ha sintomi) contrae la toxoplasmosi che non viene curata, automaticamente l'infezione passa dalla madre al feto. I bambini che vengono infettati durante il primo trimestre di gravidanza della mamma tendono a manifestare i sintomi più gravi come poi disturbi al cervello e al sistema nervoso causa di attacchi epilettici, problemi nel tono muscolare, difficoltà di alimentazione, perdita di udito , ritardo mentale e danno retinico.
Fino al 90% dei bambini nati con una toxoplasmosi congenita non manifestano sintomi nella prima infanzia, ma una grande percentuale di loro mostrerà segni di infezione mesi o anni dopo.

TRASMISSIONE
Diversi studi hanno dimostrato che i fattori di rischio principali sono legati all’alimentazione (dal 30 al 63% dei casi dovuti all’assunzione di carne poco cotta), soprattutto per le gestanti. . È quindi necessario evitare di assaggiare la carne mentre la si prepara e lavarsi molto bene le mani sotto acqua corrente dopo averla toccata. 
Un’altra importante fonte di contaminazione è rappresentata dalla manipolazione della terra degli orti e dei giardini, dove animali infetti possono aver defecato. È quindi necessario che, chi svolge attività di giardinaggio, si lavi molto bene le mani prima di toccarsi la bocca o la mucosa degli occhi. Lo stesso vale per il consumo di ortaggi e frutta fresca, che dev’essere lavata accuratamente sotto acqua corrente. 
E' noto che anche il felino che abita quotidianamente nelle nostre case, costituisca uno dei veicoli responsabili della trasmissione infettiva.
Il gatto di casa anche se vive all’interno dell’appartamento, mangia abitualmente cibo industriale (scatolette e/o croccantini), non è mai stato cibato con carne cruda, o prodotti a base di carne cruda comunque può aver contratto l'infezione uscendo magari nei periodi di "calore".
Il vero pericolo per contrarre l'infezione è dai gatti randagi perchè per loro è più facile infettarsi cacciando uccelli e topi contaminati, e che possono defecare nel terreno rilasciando Toxoplasma anche per diverse settimane.
Quando l'animale si infesta con il protozoo espelle le oocisti (ovvero le uova del parassita) nelle sue feci; quindi nel caso si abbia un pet in casa una opportuna accortezza da adottare è il cambio quotidiano della lettiera. L’espulsione delle uova attraverso le feci del felino avviene per un massimo di 20 giorni consecutivi, dopodiché il gatto acquisisce immunità per il resto della sua vita. 
Sicuramente per evitare di contrarre la toxoplasmosi si consiglia di evitare di mangiare carne cruda o non cotta bene e di lavare accuratamente frutta e verdure che possono essere state contaminate dal concime.
Queste misure cautelative sono soprattutto indispensabili da adottare per la donna in gestazione.

SINTOMATOLOGIA
L’infezione da Toxoplasma gondii si distingue in due fasi successive: 
1- la toxoplasmosi primaria sintomatica: caratterizzata da un periodo compreso fra poche settimane a un paio di mesi in cui il parassita si può ritrovare nel sangue e nei linfonodi in forma direttamente infettante. Questa fase è associata ad ingrossamento delle linfoghiandole, stanchezza, mal di testa, mal di gola, dolore alle ossa, a volte si assiste a febbre e ingrossamento di fegato e milza. 
2-la toxoplasmosi postprimaria asintomatica che si verifica quando il soggetto che ha contratto l'infezione ne resta poi immunizzato per tutta la vita, perché risponde all’infezione con produzione di anticorpi e linfociti specifici.
Questa fase è caratterizzata dall’assenza di segni clinici e di laboratorio dell’infezione acuta, ma con la persistenza del parassita nell’organismo in forma latente (inattiva) non più in grado di manifestare alcun tipo di sintomo, solo in caso di episodi di immunodepressione, l’infezione può nuovamente ricomparire.
Se le difese immunitarie vengono meno (sia per malattia, sia per trattamenti farmacologici), il microrganismo può tornare aggressivo, riprodursi e indurre nuovi danni; in un bambino con sistema immunitario indebolito, la toxoplasmosi congenita può essere fatale.

DIAGNOSI
La difficoltà nella diagnosi risiede nel fatto che spesso la malattia si presenta in forma asintomatica, quindi l'unico modo per diagnosticare con sicurezza la toxoplasmosi è attraverso prove di laboratorio che rilevano i microscopici parassiti nel sangue, nel liquido spinale, nel liquido amniotico,nella placenta, nei linfonodi, nel midollo osseo o altri distretti corporei.
L’infezione induce nel corpo la produzione di immunoglobuline specifiche: nella prima fase della malattia vengono prodotte IgM, successivamente gli anticorpi prodotti sono di classe IgG. 
Il Toxo-test da eseguire su un semplice prelievo sanguigno, permette di verificare l’assenza o la presenza di anticorpi specifici.
Attualmente esistono anche nuovi test genetici capaci di identificare il DNA contenente geni di parassiti della toxoplasmosi dopo che hanno invaso il corpo. Questi test sono utili soprattutto per testare nel liquido amniotico la presenza di toxoplasmosi congenita in un feto, rilevabile anche attraverso gli ultrasuoni. Entrambi i test però non sono ancora sufficientemente accurati e possono dare falsi risultati positivi.

Per la donna in gravidanza il test più attendibile  resta il Toxo-test sul campione di sangue; se la condizione della donna non è nota prima della gravidanza, allora il Toxo-test deve essere prontamente eseguito durante la gravidanza, con la prima serie di esami del sangue entro le prime otto settimane di gestazione. Se la donna è protetta (ha gli IgG) il test non deve più essere ripetuto. Nel caso in cui invece la gestante sia "suscettibile", ovvero non abbia gli IgG né gli IgM, deve eseguire almeno altri due controlli nel corso della gravidanza, a 20 e 36 settimane, per escludere la possibilità di essersi infettata e che quindi il bambino rischi di contrarre una toxoplasmosi congenita.
Nel caso in cui il test dia come risultato la presenza di anticorpi IgM, l’infezione in gravidanza è comunque solo sospetta. Si procede quindi con test sierologici più sofisticati presso centri di riferimento di riconosciuta esperienza sia per accertare la diagnosi sia, eventualmente, per disegnare una terapia. 
Nel caso in cui sia confermata l’infezione, si può eseguire il cosiddetto test di avidità, che è un esame del sangue che consente di sapere se l’infezione è avvenuta nei tre mesi precedenti o ancor prima, e quindi capire se l’infezione è avvenuta quando la gravidanza era già in atto. Se si sospetta che il toxoplasma abbia oltrepassato la barriera placentare ed abbia infettato il bebè, si esegue un’amniocentesi, che consente di verificare con certezza se è il germe è presente nel liquido amniotico”.
Comunque in questi casi, il nascituro, anche se apparentemente sano, dovrà essere seguito per almeno tutto il primo anno di vita da un centro specializzato per poter escludere eventuali danni cerebrali e visivi che insorgano nei mesi successivi.

TOXOPLASMOSI  IN GRAVIDANZA
Va detto che se la mamma contrae l’infezione, non è detto che anche il feto si infetti ma se avviene nei primi mesi di gestazione è comune che si possa verificare un aborto spontaneo, danni al sistema nervoso centrale o lesioni oculari a carico del nascituro. Se invece la mamma contrarre l'infezione verso la fine della gravidanza, il passaggio trans-placentare è più facile, ma i rischi per il bambino sono minori.
Infatti è noto che le probabilità di trasmissione dell’infezione materna al feto aumentano man mano che la gravidanza progredisce. 

Nel caso in cui la donna dovesse essere contagiata durante la gravidanza, è possibile bloccare la trasmissione dell'infezione al bambino attraverso un trattamento antibiotico mirato. Il trattamento più utilizzato è quello con spiramicina, un antibiotico ben tollerato sia dalla madre sia dal feto. Uno studio ha dimostrato che esistono combinazioni antibiotiche più efficaci (pirimetamina e sulfadiazina) almeno nell’impedire la comparsa di postumi all’anno di vita: l’uso di questa combinazione è d’obbligo quando la trasmissione dell’infezione al feto sia dimostrata attraverso l’amniocentesi. Con le attuali possibilità di trattamento, almeno il 90% dei bambini con toxoplasmosi congenita nasce senza sintomi evidenti e risulta negativo alle visite pediatriche di routine. 

CONSIGLI DI PREVENZIONE IN GRAVIDANZA
  •  cuoci bene la carne, vietate le bistecche al sangue o il carpaccio
  •  Fra i salumi, sono consentiti quelli cotti, come la mortadella e il prosciutto cotto, no a prosciutto crudo, salame, bresaola, speck , ecc a meno che non vengano consumati cotti nelle pietanze. Anche i wurstel si possono consumare solo cotti
  •  lava le mani con sapone e acqua dopo aver toccato cibi crudi o verdure non lavate
  •  se si vuole mangiare verdura cruda, è importante lavarla con cura, per asportare residui di terriccio. Utile aggiungere nell’acqua di lavaggio un po’ di bicarbonato o di amuchina, che aiutano a rimuovere lo sporco. Risciacquare l'insalata confezionata comprata al supermercato
  •  nessun divieto per la verdura cotta, perchè la cottura è in grado di distruggere il germe
  • congela la carne per qualche giorno prima di cucinarla, perché aiuta a ridurre la probabilità di toxoplasmosi
  •  lava bene i taglieri, gli altri utensili e le superfici della cucina (soprattutto quelle che vengono a contatto con la carne cruda) con acqua calda saponata dopo ogni uso
  • nessuno rischio toxoplasmosi se si consuma pesce crudo, come il sushi, seppure in gravidanza è consigliabile evitarlo perché può contenere altri germi, come la salmonella
  •  se sei incinta fai cambiare la lettiera del tuo gatto a qualcun’altro che poi dovrà avere cura di usare detergente o acqua calda per pulirla e di lavarsi bene le mani dopo averlo fatto. Se nessun altro può cambiare la lettiera, indossa dei guanti quando lo fai e lava bene le mani subito dopo
  •  stessa cosa per i lavori di giardinaggio
  •  tieni il tuo gatto sempre in casa per evitare che prenda la toxoplasmosi con gli escrementi,e/o piccoli animali infetti che cerchi di prendere o mangiare
  •  tieni la sabbiera all’aperto e coperta, per evitare che gatti vagabondi la usino come lettiera
  •  non dar da mangiare al tuo gatto carne cruda
  •  tieniti alla larga dai gatti randagi
  •  non prendere un nuovo gatto se sai di essere incinta
  •  usa delle zanzariere per evitare che entrino in casa gli insetti (le feci dei gatti sono il covo preferito di mosche e blatte, e le zanzare potrebbero diffondere le feci, e di conseguenza la toxoplasmosi, sul cibo)



sabato 1 marzo 2014

Dieta in gravidanza







Durante la gravidanza occorre garantire sia per la neo mamma che per il nascituro le richieste energetiche e nutrizionali a loro necessarie. E’ importante sapere che un'eventuale carenza alimentare del feto viene colmata a spese delle riserve di nutrienti della madre; di contro lo stato di salute materno influenza la crescita e lo sviluppo del feto. Per questo motivo in gravidanza occorre prestare una cura e un'attenzione particolari all'alimentazione.


Che cosa mangiare 

Durante la gravidanza cambiano le richieste e fabbisogni:
• Aumenta la richiesta di proteine, che devono essere assunte possibilmente da tutte le fonti alimentari (pesce, carni magre, uova, latte e latticini).
• Indispensabili i cereali, particolarmente virtuosi quelli integrali aiutano a prevenire la stipsi spesso frequente nella donna incinta.
• Non deve mancare la fonte di grassi fornita soprattutto dall’ olio extravergine di oliva   e alimenti ricchi di Omega 3 essenziale per lo sviluppo del sistema nervoso del nascituro
• La presenza di alcune vitamine e minerali resta indispensabile per mantenere in buona salute madre e bambino: calcio, ferro e folati ( essenziale per il corretto sviluppo del tubo neurale del nascituro), vitamine B1, B2, B12 e vitamina A. Per questo la dieta deve essere particolarmente ricca di latte e latticini e di un'ampia varietà di frutta e ortaggi.

Che cosa evitare
In questa fase particolare della vita della donna, l’assunzione di alcuni alimenti deve essere ridotta o addirittura vietata:
Vietato l'alcol, a causa dei gravi problemi che può causare allo sviluppo del bambino, anche nelle fasi finali della gestazione l'alcol può causare alterazioni e sindrome da dipendenza nel nascituro.

  • Consigliabile evitare cibi di origine animale crudi o poco cotti perché potrebbero essere veicolo di pericolose infezioni. Anche gli insaccati andrebbero limitati.
  • Si raccomanda di lavare accuratamente la frutta e la verdura se consumata cruda. 
  • Consigliabile non eccedere con legumi secchi, che possono provocare coliche gassose. 
Quanto peso è concesso acquistare in gravidanza? 
Varia secondo il peso che si ha prima della gravidanza.
• Per le donne che iniziano la gravidanza sottopeso l'aumento necessario è compreso tra i 12.5 e i 18 Kg.
• Per le donne normopeso è tra 11.4 e 16 Kg.
• Per le donne in sovrappeso tra 7 e 11.5 Kg.
• Per le donne obese di circa 7 Kg.

Dopo il parto spesso si cade nell'errore di voler perdere peso a tutti i costi per ritornare in forma.
Tutte le mamme possono cominciare fin da subito a seguire una dieta che consenta di recuperare il giusto peso e di ritornare alla forma fisica che avevano prima, una dieta, se equilibrata e capace di fornire un corretto apporto di tutti i nutrienti, non altera la quantità e la bontà del latte materno, caratterista questa che invece dipende soprattutto dagli ormoni della donna.
E' essenziale per tutte le mamme seguire sempre uno stile di vita sano e di avere pazienza se non ottengono risultati immediati nella riacquisizione del peso. Per non perdere energia, né tonicità di pelle e muscoli, non bisogna seguire una dieta lampo, bensì un programma a lungo termine, magari abbinato a un po' di leggera attività fisica.

Quando cominciare ad intraprendere un regime dietetico appropriato
Solitamente durante la gravidanza, si accumulano nove o dieci chili in più rispetto al peso di partenza, se si accumula più peso, probabilmente la donna durante il periodo di gestazione si è alimentata in modo sbagliato; soprattutto in questi casi si corre il rischio che la neo mamma dopo il parto si auto imponga diete esageratamente ferree che potrebbero nuocere a lei e al nuovo nato. In questi casi, dunque, è consigliato farsi prescrivere una dieta personalizzata da personale esperto.
Alle altre mamme, invece, sono più fortunate e dopo il parto hanno da smaltire circa quattro o cinque chili. In questo caso basterà intraprendere, appena il medico darà il via, un piano appropriato di attività fisica, continuando ad alimentarsi in modo bilanciato e appropriato

La dieta mediterranea 
Resta la dieta migliore anche per tutte le neomamme che hanno da perdere i classici quattro o cinque chili che comunemente vengono acquistati nei nove mesi di gravidanza, riducendo in modo appropriato e sotto la guida di una figura professionale, le quantità abituali, evitando gli alimenti più grassi, come salumi, fritti, dolci elaborati, e di mangiare fuori pasto.
Molto importante, inoltre, bere almeno due litri d'acqua naturale al giorno, essenziale soprattutto per chi sta allattando. Oltre all'acqua, sono utili anche le tisane facendosi guidare nella scelta dal nutrizionista onde evitare sostanze nocive per il bambino se si sta allattando.
Per insaporire i piatti, meglio affidarsi agli aromi e alle spezie puttosto che al sale, che favorisce la ritenzione idrica e aumenta la pressione arteriosa.