venerdì 19 dicembre 2014

POLENTA DALLE NUMEROSE PROPRIETA'

La polenta tradizionale è fatta con il mais, alimento a base carboidratica facilmente digeribile e in grado di donare senso di sazietà.
A differenza di quanto ci potremo aspettare, la polenta non è affatto un piatto ricco di calorie, sono i condimenti con cui lo associamo a renderlo tale.
E’ interessante sapere che il contenuto calorico associato a questo alimento è variabile in relazione al grado di idratazione, quindi dalla sua consistenza (una polenta molto soda ha più calorie di una polenta più liquida)
Come riferimento si prendono in considerazione i valori nutrizionali del mais, che sono sempre pari a 350 kcal per 100 g.

Come si può vedere dalla tabella sottostante, la farina di mais e’ molto ricca di carboidrati, in particolare amido, mentre è povera di proteine e vitamine e ricca dell’aminoacido triptofano; scarse sono anche le proteine che formano il glutine, per questo la farina di granoturco non e’ adatta alla panificazione, ma può essere consumata da chi e’ affetto da celiachia, da intolleranze alimentari e da disturbi provocati da un malassorbimento intestinale.
Per lo stesso motivo il mais può essere il cereale di prima scelta nell’alimentazione dei bambini durante lo svezzamento.


Valori nutrizionali per 100g di prodotto

Calorie
183 kcal
Calcio
3 mg
Acqua
56.3 g
Ferro
0.9 mg
Vitamina A
34 RAE
Fosforo
50 mg
Carboidrati
40.8 g
Potassio
65 mg
Fibre
1.3 g
Sodio
1 mg
Lipidi totali
1.4 g
Zinco
0.5 mg
Zuccheri  totali
0.8 g
Vitamina D
0 IU
Grassi saturi  totali
0.17 g
Vitamina E
2 mg
Acidi grassi monoinsaturi  totali
0.31 g
Vitamina B1
0.18 mg
Proteine
4.4 g
Vitamina B2
0.05 mg
Acidi grassi polinsaturi  totali
0.6 g
Vitamina PP
1 mg
Colesterolo
0 mg
Vitamina B6




























Sapevi che la polenta regola la glicemia?

Una polenta sana è prodotta con farina integrale, biologica, non Ogm, meglio se macinata a pietra da non più di due settimane, solo così conserva il suo patrimonio vitaminico,minerale e fibre.
La polenta di grano saraceno è più ricca di proteine di quella di mais, priva di glutine, ricca di sali minerali, vitamine B ed E, aminoacidi come listina e triptofano. Questo alimento ha anche un effetto depurativo; grazie al glicoside rutina, rinforza i vasi sanguini migliorando la circolazione.


Abbinamenti nutrizionali più corretti per consumare una saporita polenta: 

Essendo il mais carente di proteine è meglio abbinarla a un condimento proteico, ma per non solo carne:
- Polenta e ricotta di capra
– Polenta e tempeh
– Spezzatino di seitan
– Polenta e legumi 


RICETTA: POLENTA E FUNGHI per due persone

INGREDIENTI
· 200 g di funghi misti a piacere (champignon, finferli, porcini)
· 4 rametti di prezzemolo
· 2 cucchiai di olio extravergine di oliva
· 1 spicchio di aglio
· 50 ml di vino bianco secco
· Sale 
· Pepe nero macinato al momento
· 500 ml di acqua
· 125 g di polenta
· 20 g di Parmigiano Reggiano in scaglie
PREPARAZIONE
Pulisci i funghi eliminando la parte terrosa del gambo con le radichette e sciacquali delicatamente sotto acqua corrente. Affettali.
Lava i rametti di prezzemolo, selezionando le foglie, una volta tamponate per togliere l'eccesso di acqua, trita il tutto con la mezzaluna. 
Metti in padella due cucchiai di olio con uno spicchio d'aglio e unisci i funghi e fai cuocere a fiamma vivace; se non gradisci l'aglio toglilo e fai finire di cuocere i funghi a fiamma bassa per 20 minuti circa aggiungendo un pò di vino bianco. 
A fine cottura aggiungi il prezzemolo tritato, un'abbondante manciata di pepe e sale.
Prepara la polenta mettendola a cuocere in acqua salata per 45 minuti / 1 ora ( se usi la polenta precotta, controlla sulla confezione gli esatti tempi di cottura). Abbi cura di versare la polenta a pioggia all'acqua bollente, unisci un cucchiaio d'olio extravergine di oliva e mescola continuamente con una frusta per evitare che si formino grumi.
Quando la polenta è pronta suddividila fra due piatti, appiattiscila con un cucchiaio e poni al centro di ognuno una porzione di funghi. Cospargi con le scaglie di Parmigiano Reggiano e decora con il prezzemolo tritato.

Servila calda e buon appetito

giovedì 30 ottobre 2014

Zucca gialla non solo ad Halloween

La zucca è un alimento dolcissimo e gustoso associata alla festività di Halloween . E' un peccato consumarla solo in un breve periodo dell'anno, si tratta infatti di un nutriente amico delle diete ipocaloriche, adatta anche a chi soffre di diabete apportando 18 Kcal per 100 grammi di prodotto. Da sempre note sono le sue proprietà rinfrescanti , diuretiche , lassative e digestive .

Il 94,5% del frutto è rappresentato da acqua, i carboidrati rappresentano il 3,5%, le proteine sono solo l'1,1% e i grassi sono pressoché assenti ( 0,1%). E' invece ricca di caroteni, pro-vitamina A, minerali di tra cui fosforo , ferro , magnesio e potassio ; oltre che di vitamina C e di vitamine del Gruppo B .



Della zucca gialla possiamo mangiare tutto:
- i semi sono ricchi di tocoferoli , tocotrienoli, steroidi (1%), proteine, pectine, selenio, zinco, manganese, acido oleico e linoleico 
- i fiori ottimi mangiati fritti, ma anche crudi ad insalata
- la polpa da sempre usata non solo in ambito culinario, ma anche in cosmesi per la preparazione di maschere per il viso utilissime non solo per levigare la pelle e pulirla in profondità; ma anche per idratare intensamente in caso di scottatura.



RICETTA PER UNA TORTA DI ZUCCA SUPER SALUTARE

Ingredienti per la base
250 gr di farina di farro
120 ml di latte di riso o di latte di mandorle
3 cucchiai di olio extravergine d'oliva
2 cucchiai di miele
1 pizzico di cannella o di cacao in polvere
½ cucchiaino di lievito per dolci

Ingredienti per la crema di zucca
450 gr di polpa di zucca dolce cruda
200 gr di yogurt intero al naturale
3 cucchiai di miele
2 o 3 cucchiai di latte di riso o di latte di mandorle
1 cucchiaino di fecola di patate
½ cucchiaino di cannella in polvere

Preparazione
Versa la farina di farro in una ciotola capiente unisci a poco a poco il latte di riso o mandorle e inizia ad impastare. Aggiungi il miele poi la cannella, l'olio extravergine d'oliva e il lievito per dolci. Lavora a mano gli ingredienti con energia fino ad ottenere un impasto liscio ed elastico. Se risulta troppo appiccicoso, aggiungi ancora un po' di farina, in alternativa se non ti sembra abbastanza morbido unisci ancora un po' di latte di riso o di mandorla. Lascia riposare l'impasto per un ora a temperatura ambiente.
Prendi la polpa di mezza zucca gialla e tagliala a cubetti e cuocila per circa 15 minuti. Quando la zucca sarà cotta, disponila su un piatto e lasciala raffreddare.
Adesso fodera con carta da forno una tortiera a cerniera (diametro 21 centimetri).
Lavora ancora un po' l'impasto con le mani e stendilo nella tortiera formano un bordo di circa 3 centimetri. Bucherella il fondo con la forchetta. Frulla la zucca ormai fredda con lo yogurt e il miele usando la fecola di patate per addensare leggermente, aggiungi la cannella e un po' d'acqua se occorre ottenere un impasto più liquido. Dovrai ottenere una purea di zucca molto cremosa.
Versa l'impasto così ottenuto nella tortiera fino a raggiungere i bordi dell'impasto. Livella il ripieno con un cucchiaio. Cuoci in forno preriscaldato a 200 gradi per 10 minuti, poi continua la cottura per altri 30 minuti a 180 gradi. Sforna e lascia raffreddare a temperatura ambiente.

BUON APPETITO!






domenica 12 ottobre 2014

Parmigiano Reggiano, secoli di inconfondibile genuinità

La storia
La produzione del Parmigiani Reggiano comincia nel Medio Evo e oggi come allora rappresenta un prodotto naturale e genuino ottenuto con latte crudo e senza l'aggiunta di additivi destinato ad una stagionatura minima di 12 mesi e pronto per essere portato in tavola.


Le proprietà nutrizionali
Il Parmigiano Reggiano rappresenta un prodotto versatile ad ogni esigenza ed età: altamente digeribile e tollerabile, presenta un ridotto contenuto di colesterolo, oltre ad essere privo di galattosio e lattosio.

Cento grammi di Parmigiani Reggiano soddisfano l'85% del fabbisogno quotidiano di fosforo e coprono interamente quello del calcio e vitamina B2 per questo è un valido alimento per coloro che praticano sport; oltre che a favorire la crescita ossea nel bambino, a garantire il raggiungimento del picco di massa ossea ( intorno ai 17-19 anni) e a prevenire l'osteoporosi nell'adulto e nell'anziano.




La territorilità 

Il Parmigiano Reggiano è prodotto nelle province di Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna e Mantova a partire da allevamenti di bovine il cui latte è unicamente destinato alla trasformazione. 

I maestri casari tramandano con passione a tutt'oggi, di generazione in generazione, l'arte legata alla produzione di questo formaggio unico nel suo genere.


Dalle bovine al prodotto finito
Negli allevamenti le bovine vengono nutrite secondo un rigido disciplinare che prevede l'impiego di foraggi di provenienza locale, con l'esclusione di quelli fermentati o insilati, non che di sottoprodotti dell'industria alimentare, oltre che di farine animali.


Per ogni forma di Parmigiano Reggiano vengono impiegati 600 litri di latte!

Il latte munto la sera prima viene privato della parte grassa mediante il naturale processo dell'affioramento spontaneo così da ottenere latte scremato. Il latte scremato della sera prima viene mescolato al latte intero munto la mattina stessa, così da ottenere 600 litri di latte parzialmente scremato.

Il latte ottenuto viene posto all'interno di un calderone e riscaldato a circa 55°C, ad esso viene poi aggiunto il caglio naturale e del siero innesto ricco di fermenti lattici che porteranno alla coagulazione naturale del latte.

Il siero innesto ceppi di lattobacilli termofili a forte attività acidificante e resistenti alle temperature di cottura della cagliata, ottenuti da colture naturali in siero e proveniente esclusivamente dall'ambiente di produzione ; viene prodotto solitamente la sera antecedente.

Il caglio permette al latte di coagulare; il coagulo gelatinoso che viene a formarsi verrà poi rotto dai maestri casari con un attrezzo chiamato spino e ridotto in piccoli grani. 

La cagliata ottenuta viene sottoposta a cottura (55°C per circa 40 min), al termine della quale i granuli proteici ricchi di caseina precipitano per gravità separandosi dalla parte sierica ( più acquosa).

La parte coagulata viene raccolta e poi avvolta in teli di lino e una volta sgocciolata dalla parte sierica, depositata in una fasciera che le conferirà la forma definitiva.

Nelle ore immediatamente successive alla caseificazione i lattobacilli fermentano tutto il lattosio presente nella cagliata in circa 6-8 ore. Anche il galattosio, che si forma dal lattosio, viene metabolizzato rapidamente e nel giro di 24-48 ore scompare completamente. Questo spiega come mai il Parmigiano Reggiano è perfetto per tutti coloro che sono intolleranti al lattosio.

Ogni forma viene poi immersa in una soluzione salina composta da acqua e sale naturale a temperatura di 16-18°C, per 20-25 giorni. Grazie al processo osmotico il sale penetra all'interno della forma, nel formaggio maturo il contenuto in sale è pari a circa 1,4%.

Le forme ottenute vengono in questo modo avviate alla stagionatura; la stagionatura minima prevista è di 12mesi al termine dei quali gli esperti del Consorzio decreteranno il destino della forma.

La forma può essere venduta in quanto ritenuta idonea, può continuare con la stagionatura per 24-30 o più mesi e poi commercializzata come tale oppure può essere ritenuta non idonea.


Nel caso la forma superi i test di idoneità subisce marchiatura a fuoco e decretata come prodotto DOP; nel caso sia ritenuta non idonea non presenta il marchio del Consorzio e la marchiatura a fuoco e viene destinata ad altro utilizzo.

La consistenza e lo spessore della crosta costituiscono una naturale protezione del formaggio contro gli agenti esterni, si consiglia quindi di evitare una lunga esposizione dell'alimento all'aria al fine di evitare fenomeni ossidativi che potrebbero impoverirne il gusto.

Il Parmigiano Reggiano si adatta ad un confezionamento sotto vuoto che ne permette la conservabilità in frigo anche per alcuni mesi.

Una volta sulle nostre tavole, non resta che gustare tutto il suo sapore: il Parmigiano Reggiano è un alimento estremamente versatile ottimo sia gustato da solo che per esaltare il sapore di piatti a base di carne, pesce, verdura e alcuni tipi di frutta.

A questo punto BUON APPETITO!

sabato 20 settembre 2014

IMPARA A CONOSCERE IL MICROBIOTA CHE E' IN TE!



Cosa è il microbiota?


Si definisce microbiota l'insieme di tutti i microrganismi che vivono nel nostro organismo: batteri, funghi, virus che si trovano a livello delle mucose, all'interno dell'intestino e nei polmoni

Non va confuso con il microbioma ovvero tutto il patrimonio genetico di questi ospiti.

Il microbiota è rappresentato da organismi commensali che svolgono molte attività metaboliche che interagiscono con quelle dell'ospite.

Possiamo definire il microbiota come un vero e proprio organo che fa parte del nostro organismo, che non potrebbe vivere al di fuori di esso, così come esso svolge per noi fonte di sopravvivenza.

La composizione del microbiota varia nel tempo in relazione allo stato di salute, del cibo consumato e dei farmaci assunti; un esempio su tutti è legato all'alterazione che si verifica a carico della flora batterica intestinale quando si effettua terapia antibiotica.

I cambiamenti che si hanno a carico del microbiota, provocano effetto su l'insorgenza di asma e allergie.


I maggiori benefici apportati dal microbiota:

-ATTIVITA' INTESTINALE: rappresenta forse la più nota delle attività da esso svolte.

Il microbiota intestinale favorisce la capacità digestiva e l'assimilazione o meno di alcuni cibi. Al contempo ciò che ingeriamo influenza l'attività di questi microrganismi.

-REGOLAZIONE DELL'INFIAMMAZIONE: per effetto sul metabolismo energetico.

Alterazioni nella composizione de microbiota, possono innescare sindromi metaboliche. I microrganismi deputati a tale regolazione hanno la capacità di regolare i livelli di insulina, la cui mancata risposta può portare all'insorgenza di diabete di tipo 2.

Batteri commensali sono anche responsabili dell'alterazione del tessuto adiposo che sappiamo regolare lo stimolo della fame.


microbiota e cancro

Recenti studi hanno portato alla luce un'associazione fra microbiota e alcuni tipi di tumore ( al colon, allo stomaco, all'esofago, ai polmoni, al pancreas, alla mammella).

La maggior parte dei tumori sono legati a processi infiammatori. A livello terapautico quindi un ottimo approccio consisterebbe nell'abbassare i livelli infiammatori usando farmaci specifici e mirati che vadano ad intervenire sul microbiota.

Tali farmaci non solo abbasserebbero i livelli di infiammazione locale, ma interverrebbero sui meccanismi con cui il microbiota regola il processo infiammatorio stesso.

 

domenica 8 giugno 2014

CAFFE' VERDE

Sempre maggiore è la quantità di prodotti a finalità "dimagranti" che sono presenti sul mercato e facilmente reperibili anche su internet sui quali però manca una reale certificazione di qualità.
Sicuramente è stato stimato che il mercato legato all'industria degli integratori è diventato negli anni sempre più proficui con un introito nel 2014 di circa 350miliardi di dollari (Market Research News).
Tuttavia la reale efficacia di molti di questi prodotti necessiterebbe di una indagine molto più accurata, soprattutto quando il prodotto in questione promette "cure" miracolose in pochissimo tempo.
Il CAFFE' VERDE attualmente rappresenta un integratore fortemente gettonato, portato in auge per le proprietà terapeutiche dimagranti ad esso associate.

Un passo indietro...
Il caffè è un alimento noto da tempo, largamente consumato in Italia. Sono ormai note le sue caratteristiche proprietà nutrizionali che lo vedono ricco in fitocomposti (acido clorogenico, acido caffeico e idrossichinone) noti per il potere antiossidante.
Una volta raccolto, il caffè viene essiccato e poi tostato; processi che modificano sia l'aroma che le proprietà antiossidanti dell'alimento di partenza.
Purtroppo pochi sanno che è proprio la tostatura responsabile della perdita di circa il 90% di acido 5-caffeolchinico (il principale fra gli acidi clorogenici presenti nel caffè) e di conseguenza della maggior parte delle caratteristiche antiossidanti ed esso legate.

Estratto di caffè verde (GCE)

L'estratto di caffè verde è ottenuto dai semi di caffè verde non sottoposti a tostatura e contiene naturalmente sia caffeina che acidi clorogenici. 
Il caffè verde, non essendo sottoposto a tostatura, mantiene quindi inalterata la presenza di polifenoli anti infiammatori e antiossidanti.
Si stima che il contenuto di acidi clorogenici nel GCE sia di 5-12 g ogni 100g di prodotto.
Il GCE, a differenza del caffè tostato, contiene basse concentrazioni di caffeina per tanto non causa i noti effetti eccitatori ad essa associati ( mal di testa, nausea, vomito, problemi gastrointerici, irritabilità, nervosismo, insonnia) 


Benefici legati agli ACIDI CLOROGENICI
Da anni sono noti i benefici ad esso associati come ad esempio:
- riduzione del rischio cardiovascolare
- riduzione del diabete di tipo 2
- riduzione del rischio di patologie neuro degenerative come M. Alzheimer
- aumento dell'azione insulinica
- riduzione dell'assorbimento del glucosio a livello intestinale
- calo ponderale 
- inibizione dell'accumulo di trigliceridi a livello epatico
- controllo della glicemia
- inibizione dell'enzima coinvolto nell'omeostasi glucidica (glucosio-6-posfato)
- effetto anti infiammatorio e antibatterico


In base a tali caratteristiche, comprovate da vari trials clinici condotti sia sull'uomo che sull'animale, possiamo indicare il caffè verde come un prodotto nutraceutico coadiuvante nel controllo del peso in quanto responsabile della riduzione dei parametri legati all' obesità.
Ulteriori indicazioni ricavate dai trials clinici condotti hanno evidenziato che la maggior parte degli acidi clorogenici sono altamente assorbiti e metabolizzati nell'uomo rendendo quindi il GCE un prodotto altamente biodisponibile per tale sostanza.
Studi a riguardo hanno dimostrato la caratteristica dell'acido clorogenico di inibire l'assorbimento di glucosio a livello intestinale era strettamente legato al fatto che tali composti permangono stabili nello stomaco e nel piccolo intestino per poi essere trasformato in acido caffeico a livello della microflora intestinale a livello ciecale.
L'acido clorogenico inoltre a livello epatico inibisce la glucosio-6-posfato regolando l'omeostasi glucidica.
L'effetto anti obesità, non è legato solo all'acido clorogenico, ma anche ai suoi metaboliti ( acido caffeico e acido chinico) che sono responsabili dell'inibizione dell'alfa amilasi e di conseguenza di una diminuizione dell'intake calorico.
Gli acidi clorogenici contenuti in GCE inoltre sembra abbiamo un ruolo di antagonisti sull'uptake del glucosio che conseguentemente viene assimilato in misura inferiore, ma al contempo più efficacemente a causa di una migliorata sensibilità all'insulina.
Sembra quindi sussistere un razionale per l'impiego di acido clorogenico nel combattere l'insulino-resistenza.

Regolamentazione
Attualmente non ci sono studi clinici che siano riusciti a fornire la corretta dose efficace con cui GCE dovrebbe essere impiegato per conferire tutte le virtuose caratteristiche anti obesità fino ad ora elencate. Per tanto fino ad ora l'EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha stabilito che manca un'appropriata caratterizzazione della sostanza ( acido clorogenico) rispetto all'azione ad essa imputata sulla protezione da stress ossidativo e riduzione del rischio obesità.
Nel complesso si può quindi sicuramente affermare che sia uno stile di vita salutare che includa attività fisica e un corretto intake calorico a fornire le basi per la riduzione del rischio cardiovascolare e obestà. L'integrazione con GCE potrebbe essere ammessa, senza eccessi, inquadrata in maniera opportuna e solo a seguito di un consulto da parte di uno specialista, all'interno di una alimentazione corretta e bilanciata.

domenica 25 maggio 2014

ALLERGIA AL NICHEL


L' allergia al nichel detta anche SNAS, provoca prevalentemente reazioni allergiche al contatto sia a carico della cute esterna, che delle mucose interne a causa degli alimenti che contengono questo metallo.


Il nichel è un metallo praticamente ubiquitario, lo si ritrova nel terreno, nei fertilizzanti, nelle sigarette, nei gas di scarico delle macchine. Esso è presente anche nei negli animali, nei vegetali, oltre che all'interno del corpo umano in quanto è strettamente coinvolto in molti processi biologici.

L'allergia al nichel è scatenata quando nell'organismo è presente in una concentrazione piuttosto elevata; ai soggetti sensibilizzati ne basta quindi una minima quantità per scatenare la sintomatologia.

Il Patch Test è un valido test per la diagnosi.

AI soggetti allergici che mostrano una chiara sintomatologia nei confronti di questo metallo e che, sottoposti ad opportuni test di laboratorio, abbiano avuto esiti positivi, non restano tante cure se non quella di allontanare dalla propria questo metallo.


Sintomi legati all'intolleranza al nichel:
· dermatiti e pruriti, anche da contatto, che si manifestano sul volto, sulle mani, sulle gambe
· afte o infiammazioni boccali e gengivali
· gonfiori addominali
· malessere generale diffuso
· senso di stanchezza e pesantezza
· senso di nausea
· mal di testa
· crampi addominali, gonfiore addominale.
· perdita o aumento di peso.
· disfunzione intestinale (stipsi o diarrea)
· cistite
· difficoltà respiratorie
· tachicardia
· vertigini e giramenti di testa
· alopecia

Differenza fra intolleranza e allergia:
Nel caso di allergia al metallo i sintomi possono essere più o meno gli stessi ma più accentuati, soprattutto per quanto riguarda la dermatite da contatto; si possono avere anche dei casi di crisi respiratoria ed asma.


ALIMENTI CHE CONTENGONO NICHEL
· Cacao: il cioccolato è una delle fonti di nichel più concentrate. Il cioccolato fondente ne contiene 2,6 microgrammi per grammo, il cioccolato al latte 1,2 e il cacao in polvere 9,8.
· Frutta secca: noci, nocciole, arachidi e mandorle; attenzione se presenti in tracce nei prodotti industriali e confezionati. Attenzione anche all' uva passa
· Ortaggi: pomodori, asparagi, broccoli, carote, cavoli, cavolfiori, fagiolini, finocchi, lattuga, sedano, radicchio, lattuga. Sono di solito più tollerati: cetrioli, zucca, zucchine, melanzane e peperoni.· Verdure: Spinaci contengono nichel, pari a 0,30 microgrammi per grammo. Ma anche cipolla e funghi
· Legumi: lenticchie, ceci, soia, fagioli rossi ( 0,45 microgrammi di nichel per grammo)
· Frutta essiccata: la frutta essiccata contiene quantità di nichel maggiori rispetto alla frutta fresca. ciò potrebbe dipendere anche dai trattamenti industriali. Tra la frutta essiccata possiamo trovare fichi, uvetta, albicocche e prugne.
· Frutta fresca: kiwi, pere, prugne
· Bevande: soprattutto quelle a base di cioccolata, caffè, tè e birra, con attenzione a quelle contenute in lattina.
· Cibi in scatola: il pericolo sta nel contenitore ( lattine e scatolette). Tra i cibi in scatola si possono trovare tonno, carne, legumi, frutta e verdure.
· Cereali: avena, mais, miglio e grano saraceno. Bisogna prendere in considerazione sia i cereali in chicco che le relative farine e i prodotti confezionati che possono contenerle.
· Frutti di mare e pesce: ostriche, salmone, gamberi e cozze, aringhe e sgombri.
· Liquirizia
· Condimenti e altro: lievito chimico, dadi da brodo (tutti, anche vegetali)


SOSTANZE NICHEL ASSIMILABILI ( sostanze che non contengono nichel ma che inducano lo stesso tipo di reazione)
· Grassi vegetali idrogenati, grassi cotti, grassi e oli vegetali non idrogenati e cotti che si possono trovare in: biscotti, brioches, cracker, fette biscottate, focaccia, gelato industriale, pan carrè, pane all'olio, snack, pasticcini
· Semi oleosi tostati: noccioline e anacardi ( con i suoi contengono 5,1 microgrammi di nichel per grammo)
· Margarine
· Patatine fritte



CIBI CHE POSSONO ESSERE CONSUMATI CON MODERAZIONE
cavoli, cetrioli 
farina 00
riso brillato
caffè
olio di oliva
uova
frutta (eccetto quella citata in precedenza)
cipolla ( solo se usata per insaporire)
banane
albicocche
caffè d'orzo
cicoria
orzo
camomilla
mele
agrumi
cime di rapa
melanzane
peperoni
zucca

ALIMENTI CHE POSSONO ESSERE CONSUMATI LIBERAMAMENTE 

tutte le carni
pesce (tranne quello scritto in precedenza)
latte e derivati
patate


ALTERNATIVE SUGGERITE
· Fette croccanti o gallette di farine varie (niente mais e avena)
· Fiocchi di cereali (niente mais e avena)
· Pane non condito
· Dolci fatti con burro
· Sorbetti
· Zabaione

......MA NON SOLO I CIBI NASCONDONO NICHEL
· Acqua del rubinetto
· Stoviglie: si consiglia di utilizzare pentole di vetro o acciaio inox
· Indumenti o gioielli: soprattutto bigiotteria, ma anche cerniere, bottoni.
· Amalgama per otturazioni odontoiatriche
· Fumo di sigaretta (grande quantità)
· Argento
· Cosmetici
· Oro bianco
· Alcune Pentole di metallo
· Protesi dentali o ortopediche
· Smalto
· Tinture per capelli
· Detersivi (saponi, shampoo, creme)






martedì 13 maggio 2014

CAFODOS: frode alimentare?



Un po' di “storia”


Nell'estate del 2010 i Carabinieri del Nucleo antisofisticazione (Nas) scovarono a Bisceglie( Puglia) , un deposito con alcuni bidoni di cafodos (400 litri arrivati dalla Spagna). 
Un anno prima a Bari, una ventina di persone finirono all'ospedale per intossicazione alimentare, dopo aver mangiato alici acquistate a mercato. 
Unteriori episodi sono stati riscontrati alla fine di ottobre 2013 dei quali parlò per giorni, tv, radio e televisione ; da allora i controlli sono aumentati, ma il fatto il Cafodos è una sostanza subdola che è praticaemnte impossibile da scovare, anche a seguito di controlli chimici mirati!


Cosa è il Cafodos:


Viene erroneamente utilizzato il termine di “sostanza dopante”, ma in realtà di tratta di una miscela di additivi che vengono aggiunti al pescato. Il processo fisiologico di deterioramento delle carni, avviene progressivamente dopo che il pesce è stato pescato ed è IRREVERSIBILE , quindi “rivitalizzare un pesce in deterioramento “ non lo riporta alla sua originaria freschezza!! 
Cafodos: miscela di acido citrico, citrato di sodio e perossido di idrogeno (quest’ultimo vietato nei prodotti ittici), aggiunti per ridare al pesce un po’ di brillantezza e prolungarne la conservazione mediante un effetto battericida. Questo prodotto è praticamente impossibile da rilevare con le analisi sul prodotto perché una volta rinnovato l’aspetto del pescato, si trasforma in acqua sul pescato e poi per evaporazione si volatilizza, la pericolosità risiede nel fatto che può permanere sul prodotto anche una settimana
L'utilizzo di questa miscela chimica è vietata in Italia ma la cui vendita si ritrova su internet da parte di una ditta produttrice spagnola
Gli addetti ai lavori sanno che il Cafodos può migliorare l’aspetto soprattutto dei filetti di pesce e che l’abbinamento con i polifosfati aumenta la quantità di acqua trattenuta dal pesce stesso che così appare di consistenza dura e piena. 

Il Cafodos viene utilizzato ugualmente anche se in modo totalmente illegale per aumentare del 50% la shelf life del prodotto.
La pericolosità di tale operazione, da considerarsi a tutti gli effetti una vera e propria sofisticazione alimentare sta nel fatto che il Cafodos viene spruzzato sul pesce in via “preventiva” quando ancora è fresco e non ha iniziato il suo processo di decomposizione.




Se ingerito.....

La miscela del Cafodos di per se risulta essere non tossica per l'uomo, se non assunta ad alte concentrazioni, ma sicuramente è lecito dire che i maggiori rischi per la salute dell'uomo sono connessi alla diretta ingestione di pesce di fatto non fresco e spesso addirittura avariato. 
Si posano manifestare così i classici sintomi legati ad intossicazione alimentare come nausea, vomito, vertigini, cefalea e dissenteria.
L'ingestione di questi pesci non più freschi, presentano elevate concentrazioni di istamina, possono provocare nel consumatore forti reazioni allergiche (fino allo shok anafilattico) e in alcuni casi provocare sindromi da avvelenamento soprattutto in quei soggetti che soffrono di patologie importanti come i cardiopatici.



Legislatura....


L’uso del Cafodos sul pesce fresco si deve interpretare come una frode commerciale, anche perché non viene dichiarato in etichetta. Per rendersi conto della situazione basta dire che per legge gli additivi devono rispondere ad una necessità tecnologica e non devono indurre in errore il consumatore 
Il procuratore Raffaele Guariniello ha aperto un fascicolo, per ora contro ignoti, per frode in commercio. Il magistrato ha iniziato a indagare dopo una segnalazione arrivata dal Ministero della Salute ed ha incaricato i Nas di fare controlli in tutta Italia. 


Dagli accertamenti fatti finora il pm Guariniello è risalito a due ditte produttrici spagnole sui cui ha chiesto una rogatoria internazionale per avere maggiori informazioni.
Coldiretti afferma che “E’ necessario rendere obbligatoria l’indicazione della provenienza in etichetta per il pesce fresco e trasformato dopo che negli ultimi cinque anni di crisi sono quasi triplicate le frodi a tavola con un incremento record del 170 per cento del valore di cibi e bevande sequestrate dai NAS perché adulterate. Sempre da Coldiretti sappiamo che “Più di due pesci sui tre consumati in Italia provengono dall’estero ma il consumatore non riesce a saperlo per la mancanza di una informazione trasparente.” Attualmente la legge sull’etichettatura per il pesce fresco prevede la sola indicazione della zona di pesca mentre per quello trasformato quella di confezionamento. Il pesce italiano, ad esempio, fa parte della cosiddetta “zona Fao 37”, che contraddistingue il prodotto del Mediterraneo. Il rischio di ritrovarsi nel piatto prodotto straniero è tanto più forte nella ristorazione, dove spesso vengono spacciati per italiani prodotti che arrivano in realtà dall’estero”. Coldiretti sottolinea inoltre il rischio dell’aumento delle frodi a tavola a causa della diffusione sempre più capillare di cibi low cost.









sabato 19 aprile 2014

Il cioccolato tante virtù per la salute e l’umore!


Un po' di storia....
Leggenda narra che la coltura del cacao si fosse sviluppata a partire dal terzo re Maya: Hunahpu. Il frutto della pianta del cacao era considerato talmente prezioso che era utilizzato anche come moneta presso la popolazione Maya e successivamente anche dagli Aztechi. Si riteneva che i semi della pianta del cacao avevano un origine divina: "theobroma", da qui la concezione che il cacao fosse "cibo degli dei" (dal greco Theos che significa “dio” e “bromos” cibo), per i suoi effetti e per le sue proprietà nutrizionali.
Il termine italiano “cioccolato” deriva dall’azteco “chocolatl” attraverso la parola spagnola “chocolate”.
La scoperta del cacao fu poi introdotta in Europa dove l'alimento veniva utilizzato come una medicina.
Successivamente, nell'Europa barocca, il cioccolato fu utilizzato in molti modi stravaganti ed elaborati per accompagnare altre pietanze durante i pasti di aristocratici ed ecclesiastici.
l cioccolato svolse un importante ruolo a livello sociale in tutta Europa e in gran parte del mondo come alimento d'élite.
Nel XVII secolo, la cioccolata aveva conquistato quasi tutti: nutriente, digestiva, stimolante, afrodisiaca, efficace contro l'ipocondria, stimolante, utile per utile per la voce, queste erano le principali qualità riconosciute in questo alimento.



….non  scordiamo le numerose proprietà nutrizionali

Sempre maggiori studi evidenziano l'importanza di un consumo regolare di cioccolato per la salute portando ad una riduzione del rischio cardiovascolare del 37%,del rischio diabete del 31%( agendo positivamente sull'insulino resistenza) e del rischio ictus del 29%.

Nonostante il suo contenuto di grassi saturi, studi dimostrano che mangiare il cioccolato fondente non ha alcun effetto sui livelli di colesterolo ematico.

Il grasso nel cioccolato viene dal burro di cacao, il grasso vegetale che si trova nei semi (il cioccolato al latte ha grassi in più dovuti all’aggiunta di latte). Circa il 36% del grasso nel chicco di cacao è costituito da grassi sia mono che polinsaturi, tra cui, l’acido oleico che costituisce la percentuale più elevata. Chiaramente negli altri tipi di cioccolato il contenuto di colesterolo dipende dalla percentuale di latte in essa presente.

Numerosi studi sostengono che il cioccolato, soprattutto quello fondente concorra alla protezione dei nervi da danno meccanico e infiammazione. I grassi buoni entrano a far parte della struttura mielinica protettiva dei nervi e gli antiossidanti li proteggono dal danno ossidativo.

Il cacao è famoso per il suo contenuto in antiossidanti, in particolare di composti polifenolici, soprattutto flavanoli (epicatechina e proantocianine). Questi composti agiscono come forti antiossidanti alimentari. Il cioccolato fondente contiene più antiossidanti e meno zucchero rispetto al cioccolato al latte.

Fra gli anti ossidanti va ricordato anche il ruolo svolto dai flavonoidi contenuti nel cacao, che esplicano anche attività antinfiammatoria, antiaggregante e favoriscono il rilassamento della parete dei vasi sanguigni con ripercussioni positive per la pressione arteriosa. I flavonoidi, inoltre, migliorano la sensibilità insulinica con riduzione del rischio di sviluppare diabete.

Per esercitare tutti questi effetti positivi è importante che il cioccolato sia di ottima qualità, l'Istituto dei Tumori di Milano consiglia il consumo di circa 6,7 g di cioccolato fondente al giorno, ovvero circa mezza tavoletta a settimana.

Il cioccolato è naturalmente ricco di minerali: , ferro, rame, magnesio e potassio. Fosforo, zinco e calcio

Il cioccolato, soprattutto quello fondente, viene ritenuta una sostanza eccitante; nonostante il suo basso contenuto di caffeina, contiene anche teobromina, un parente della caffeina, ma molto meno potente. La
teobromina è un alcaloide noto per ridurre la pressione sanguigna ed ha anche azione lipolitica.

Oltre che al cuore il coccolato fa bene all'umore e questo grazie alla presenza dell'aminoacido triptofano, feniletilamina e seretonina. Studi condotti in tal senso hanno evidenziato come basterebbe assumere 350 mg di triptofano al giorno per avere un controllo positivo sulla rabbia.

Possiamo quindi affermare che un consumo moderato di cioccolato possa giovare all’umore e alla gestione delle proprie emozioni, l’importante come sempre è non esagerare in quanto si parla di un alimento ad elevato tenore calorico.

Va comunque tenuto presente che bambini che sono in grado di mangiare con moderazione ma regolarmente cioccolato hanno il 22% di probabilità di non essere obesi e in sovrappeso in età adulta rispetto ai bambini che non consumano affatto tale alimento.

E' importante infatti abituare i bambini ad un consumo moderato di cioccolato in modo che da adulto possa avere una maggiore consapevolezza delle proprie scelte alimentari e saper dosare e gestire quelli che rappresentano i piaceri della tavola.

Otto buoni consigli per consumare il cioccolato: 

1- in media il contenuto calorico del cioccolato è di circa ottantaquattro chilocalorie per ogni cinquanta grammi, per questo si può mangiare con regolarità ma senza abusarne
2- Si consiglia il consumo nei mesi invernali perchè non solo migliora il tono umorale che può essere influenzato dalle giornate grige ed uggiose, ma aiuta il nostro corpo ad adattarsi con più facilità alle temperature rigide.
3 -La cioccolata contiene inoltre una sostanze che sono dette antiossidanti molto conosciute per la proprietà in esse contenute riguardo la riduzione di rischio tumore, malattie cardiache, anno anche il potere di ritardare l’invecchiamento e rinnovare l’attività celebrale.
4 - A seconda del tipo di cioccolato scelto sono associate proprietà nutrizionali differenti.Stiamo quindi attenti nella scelta che facciamo
5- La cioccolata fondente rispetto contiene più principi nutritivi in quanto è allostato puro rispetto a quello al latte che comunque viene lavorato con altre sostanze.
6- E' un ottimo antidepressivo, ma come per tutte le cose non ne va abusato a causa dl suo alto tenore calorico.
7- Il cioccolato dona luce alla pelle grazie alle proprietà antiossidanti, agisce sull'elastina e il collagene della pelle, contribuendo così a prevenire le rughe e le macchie.Esistono diversi trattamenti per corpo al cioccolato: scrub corpo al cacao e zucchero per eliminare le cellule morte ed ottenere una pelle luminosa; impacchi e bagni di cioccolato fondente per idratare la pelle e aumentare la circolazione; altri trattamenti per il corpo, come pedicure, manicure, massaggi e cere.
8- La teobromina contenuta nel cioccolato aiuta a combattere la cellulite: questa infatti è una sostanza lipolitica, quindi contenuta in molte creme o fanghi adatte per il trattamento della cellulite.




lunedì 31 marzo 2014

SFATIAMO I FALSI MITI SULL'ALIMENTAZIONE

L’uovo crudo è più nutriente di quello cotto?
Falso
Se si cuoce pochissimo l'uovo si migliora la possibilità di assorbire l'albumina, proteina molto utile per l'organismo.
L'albumina dell'uovo crudo, invece, non viene assimilata dall'organismo ma è direttamente eliminata con le feci.
Quando l'uovo arriva alla temperatura di 70°C l'albumina si coagula e può essere assorbita dall'intestino.

 Il colesterolo HDL protegge sempre il cuore?
 Falso
Recentemente all'Università di Harvard è stata individuata una variante di colesterolo "buono"- ovvero di Hdl-colesterolo - in cui era presente una particolare proteina.  Il colesterolo "buono" perderebbe la sua azione protettiva per il cuore quando si lega appunto a questa proteina. Cosa che, per fortuna, non capita sempre.

 Troppi grassi possono influire sulle capacità riproduttive?
 Vero
Almeno a leggere una ricerca condotta a Copenhagen apparsa su l'American Journal of Clinical Nutrition.
Sotto accusa sono soprattutto i grassi saturi, di origine animale, che potrebbero influire negativamente sia sulla quantità che sulla qualità degli spermatozoi presenti nel liquido seminale maschile.

 Il burro in commercio è tutto uguale
 Falso
La UE, con una normativa, ha stabilito alcuni importanti parametri nella produzione del burro, e per il tenore di grasso prevede un minimo dell’82%. L’industria alimentare, però, oggi ha messo in commercio tipi di burro diversi tra loro: il burro leggero (burro 3/4), ha un contenuto di grasso tra il 60% e il 62%; il burro leggero a basso tenore di grasso (burro 1/2) presenta grassi tra il 39% e il 41%; ed esiste anche il tipo a contenuto ridotto di colesterolo.
Questo burro leggero, a freddo, risulta più facilmente spalmabile su pane e fette biscottate. Tutti, però, vanno conservati in frigorifero per evitarne un rapido irrancidimento dei grassi, o più semplicemente il decadimento della qualità.

 Lo yogurt e tipologie di  latte fermentato possono rimanere fuori dal frigo
 Vero
Yogurt e alcuni tipi di latte fermentato sono prodotti acidi che possono essere tenuti fuori dal frigo per qualche ora, senza che vadano a male. La conservazione in frigorifero ne favorisce la conservabilità, oltre a favorire la cremosità così come noi la conosciamo. Al mattino, quindi, questi prodotti possono essere portati a scuola o al lavoro per la merenda di metà mattina. Non bisogna, però, abusare di questo trattamento fuori frigo, e vanno evitati sole e forte fonti di calore dirette.

Il Calcio contenuto negli alimenti è tutto uguale
 Falso
Il Calcio negli alimenti è presente in forma diversa con biodisponibilità differenti e, quindi, non è assimilabile tutto allo stesso modo. Ad esempio l’assorbimento di quello presente in alimenti di origine vegetale, è ostacolato dalle fibre e dai fitati, non digeribili per l’uomo. Al contrario quello presente nei latticini come: latte, yogurt e formaggi, è maggiormente biodisponibile grazie alla presenza di sostanze che ne facilitano l’utilizzo da parte dell’organismo.

 Il forno a microonde cuoce poco gli alimenti?
 Falso
La tecnica è rapida e salutare, visto che non occorre aggiungere condimenti e si conservano meglio alcune proprietà nutritive. E' vero però che il meccanismo di cottura (il microonde cuoce attraverso il surriscaldamento delle particelle d'acqua dell'alimento), può non consentire il raggiungimento di altissime temperature. Quindi, se un rischio c'è, è quello di non consentire una completa distruzione di batteri che possono essere eliminati solo dalle alte temperature. Per questo, almeno per la prima cottura, se temete per l'igiene dell'alimento meglio impiegare la cottura tradizionale.

 Chi è intollerante al lattosio può mangiare lo yogurt?
 Vero
Generalmente le persone intolleranti al lattosio non hanno problemi a consumare lo yogurt, dato che al suo interno sono presenti batteri che parzialmente digeriscono il lattosio. In ogni caso solo il medico può dare informazioni precise sulla quantità di lattosio indicata per ogni persona intollerante, in base alla gravità del quadro.

 La pasta cotta “al dente” si digerisce meglio?
 Vero
Per chi consuma la pasta come primo piatto la cottura al dente è ideale, perché viene digerita meglio e consente di prolungare il senso di sazietà. Attenzione però al condimento. Preferire sughi leggeri, come una semplice salsa di pomodoro con olio d'oliva a crudo.

 La frutta disidratata si digerisce meglio?
 Falso
I frutti cui è stata eliminata gran parte dell'acqua non sono diversi in termini digestivi, rispetto agli omologhi freschi.
Esiste, comunque, una differenza da non sottovalutare. La frutta disidratata, essendo meno ricca d'acqua, tende a concentrare il quantitativo di glucidi, quindi è più calorica a parità di peso

 Una dieta fortemente iperproteica può indurre osteoporosi?
 Vero
Le diete a elevato contenuto di proteine, mantenute per periodi prolungati, possono favorire la demineralizzazione dell'osso. Fondamentale, quindi, è assumere calcio con latte e derivati in quantità corrette, nell'ambito di  un'alimentazione variata che non preveda un eccesso di alimenti proteici come formaggio e carne.

 Tutto il pesce è ricco di iodio?
 Falso
Lo iodio è fondamentale per la salute della tiroide, ma non tutti i pesci ne contengono allo stesso modo. Ne sono particolarmente ricchi i classici pesci dei nostri mari, come saraghi e orate, e i pesci dei Mari del Nord. Tra i
molluschi, vanno benissimo le cozze. Molto più basso è invece il contenuto in iodio dei pesci d'acqua dolce. In questo caso, il contenuto di iodio è inferiore , a titolo esemplificativo, di quello del latte, delle uova e di molti cereali. 

 La spremuta va consumata subito per non perdere la vitamina C?
 Vero
Se è vero che la vitamina C è contenuta in molti alimenti, in particolare frutta (agrumi, kiwi, fragole, frutti di bosco) e vegetali (peperoni e prezzemolo), è altrettanto provato che non sempre il quantitativo "promesso" dalla tabelle nutrizionali si mantiene e può quindi essere disponibile per il nostro organismo. L'acido ascorbico è infatti estremamente sensibile ad una serie di elementi che, purtroppo, lo alterano, come ad esempio l'esposizione alla luce e la  conservazione in frigorifero.

 Il fritto sì, ma solo con il limone?
 Vero
Detto che non bisognerebbe abusare dei cibi fritti e che occorrerebbe sempre effettuare correttamente la frittura, con olio ben caldo,  l'uso del limone ricco di vitamina C può combattere la produzione di radicali liberi nell'organismo indotta da questo metodo di cottura. Del tutto inutile è invece il limone come disinfettante per crostacei e frutti di mare. Solo la cottura può eliminare i germi e i virus eventualmente presenti.

 Il Kiwi può creare allergie crociate?
 Vero
I kiwi possono provocare allergie crociate se il soggetto è sensibile alle graminacee o sindromi da pollini di betulla-noci-frutta a granella. Una reazione crociata è un’allergia di gruppo a proteine simili o imparentate. Chi è sensibilizzato al polline di betulla, per esempio, può quindi reagire in modo allergico anche a kiwi, mele e noci e viceversa.

 Si può ridurre la perdita di vitamina C con la cottura?
 Vero
Per limitare le perdite basta qualche semplice accorgimento. Prima di tutto, meglio consumare al più presto frutta e verdura fresca per ridurre i cali vitaminici già nel frigorifero. I cibi vanno poi preparati curando di tagliare frutta e verdura con coltelli affilati, per evitare di “maciullarli” e distruggere anche la vitamina. Per la cottura, meglio usare poca acqua, aggiungendo i cibi ricchi in vitamina solo nella fase di ebollizione: si forma infatti una “membrana” che protegge
gli alimenti dalla dispersione vitaminica.

Un ananas a fine pasto fa dimagrire?

 Falso
E’ povero di calorie e ricchissimo d’acqua, quindi può favorirel’eliminazione di liquidi, ma non ha azione diretta sul dimagrimento. Semmai, il consumo di ananas alla fine di un pasto può aiutare la digestione. Questo frutto contiene infatti grandi quantità di bromelaina, una sostanza che facilita la “disintegrazione” delle proteine. La bromelaina però si perde con il calore risultando pertanto assente nell’ananas in scatola.

mirtilli proteggono dalla cistite?
 Vero
Almeno per alcune forme di infezione. Infatti in questi frutti di bosco sono presenti particolari composti chiamati antocianosidi, che contengono le antocianine. Queste sostanze sono in grado di combattere alcune famiglie di escherichia coli, un germe presente nell’intestino che a volte risale lungo le vie urinarie sviluppandosi all’interno della vescica.

 Le noci possono aiutare a combattere l’ipertensione legata allo stress?
 Vero
Ma ancora un po' falso in quanto, al momento, i dati di una ricerca che sembra dimostrare questa realtà sono insufficienti per giungere ad una soluzione definitiva.  Lo studio - pubblicato dal Journal of the American College of Nutrition - è stato condotto solo su 22 persone, sane e con alti livelli di colesterolo. Secondo questa ricerca, mangiare 9 noci al giorno diminuirebbe la pressione sanguigna totale, e aiuterebbe a contenere l'aumento della pressione dovuta a situazioni stressanti.

 Le patate hanno le stesse calorie del pane?
 Falso
Le patate sono composte quasi per l'80% d'acqua, e la loro principale componente calorica è legata ai glucidi (zuccheri), che sono presenti sotto forma di amido. Per questo 100gr di patate apportano circa 80 KCal, meno di un terzo di quanto avviene con la stessa grammatura di pane. Nonostante questo, le patate spesso sono "proibite" nelle diete dimagranti, soprattutto a causa dei grassi che vengono aggiunti come condimento, e per l'elevato indice glicemico.

 Bere latte NON aiuta a migliorare la concentrazione.
 Falso
Tra i numerosi elementi nutritivi del latte, ci sono anche particolari grassi chiamati fosfolipidiSecondo una ricerca, pubblicata sul British Food Journal e condotta all'Università di Trier, proprio i fosfolipidi contenuti in quest'alimento potrebbero avere un ruolo nel favorire la capacità di concentrazione e le funzioni cognitive, migliorando anche la risposta allo stress.

 Il piacere per il gusto dolce dipende anche dagli ormoni?
 Vero
 Il Glucagone - ormone che regola il livello di zucchero nel sangue - sarebbe  responsabile anche della sensibilità della lingua ai sapori dolci. Secondo una ricerca dell'Università del Maryland, infatti, proprio bloccando la ricettività delle papille gustative al Glucagone, i cibi sembrano meno dolci.

Cit. http://www.istitutodanone.it/